Intervengo su tutto questo scandalo che oggi infervora il paese a causa del poliziotto assassinato dai tifosi del Catania ieri.
Il mio titolo a molti chiarisce subito la natura di questo mio intervento: quando una società ha bisogno di servirsi degli stadi e affini come valvola di sfogo dell'oppressione popolare, tali tragedie sono da considerare assolutamente in preventivo.
E oserei dire che servono persino alle autorità (che talora le provoca o le "auspica") per poi giustificare agli occhi dell'opinione pubblica giri di vite polizieschi, sempre apprezzati dai governi, ma poco inerenti alla democrazia.
Quei cretini cerebrolesi dei tifosi catanesi sono semplicemente serviti (o sono stati organizzati) a questo scopo.
Esempi nella storia di questo fenomeno sociologico ce ne sono a bizzeffe, tanto che, tra l'epoca dei primi Flavi e gli Antonini, già il poeta latino Giovenale, appunto, aveva stigmatizzato il popolo romano che ai suoi tempi, ormai, era controllato dagli imperatori grazie a distribuzioni gratuite di pane e all'organizzazione dei giochi del circo.
Lo "stadio", inoltre, è sempre stato un formidabile strumento di propaganda politica, come tale strumentalizzato da partiti e uomini politici senza scrupoli, a tuttora, dal momento che sappiamo bene come molte tifoserie, per esempio quella della Lazio, siano vere e propre "squadracce" di Alleanza Nazionale e di altri partiti di estrema destra.
Il precedente più famoso, in tal senso, fu la rivalità a Costantinopoli tra le tifoserie degli Azzurri e dei Verdi alle corse dell'ippodromo: i due gruppi erano rispettivamente appoggiati dagli opposti schieramenti politici. L'evento più clamoroso di questa vicenda fu senz'altro la rivolta di Nika dell'11 gennaio 532, quando per poco un apparente tafferuglio scoppiato allo stadio non provoca la deposizione violenta di Giustiniano, salvato dal pronto intervento del generale Belisario.
La soluzione a tale situazione non la si trova inasprendo la legge, bensì eliminando appunto tutte le "cause predisponenti" a cui ho accennato.
Dovrebbe cambiare la cultura, insomma: gli individui devono essere educati ad esprimersi con atti poetici costruttivi, per dirla alla Jodorowski, deve essere bandita ogni forma di oppressione-repressione psicologica, facile poi da strumentalizzare in forma violenta.
Ma qui sto parlando di utopie!
Quello che forse, almeno a mia memoria, è stato il più forte centravanti di tutti i tempi, Marco Van Basten, già una quindicina di anni fa circa, con lucido e spietato realismo, aveva considerato inutile l'impegno dell'amico e compagno di squadra Gullit contro il razzismo e la violenza negli stadi, allorché sostenne (suscitando l'ipocrita scandalo del mondo dello sport) la stessa cosa che ho appena detto io: gli stadi servono proprio a far sfogare la gente!
Si tratta di una constatazione triste, ma ineluttabile... sinché dura questa cultura, millenaria, come ho dimostrato.
Aggiungo solo un'ultima considerazione: se a Catania fosse stato ucciso un Claudio Spagnolo qualunque, anziché un commissario di polizia, non sarebbero comunque stati bloccati i campionati, che in ogni caso, come ha previsto Oliviero Beha su TG3, riprenderanno presto, "perché ci sono i diritti televisivi da rispettare", prova ne è che nella parte inferiore della pagina della Gazzetta dello Sport che raccontava con enfasi come "il calcio chiude" campeggiava la pubblicità di Sky, "dove puoi assistere al Grande Calcio"!
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