Ceviche a colazione... il mio primo libro!

26 ottobre 2009

La demolizione della Scuola Pubblica

Pubblico anche sul mio blog la relazione sintetica del Convegno "La Scuola che vogliamo" tenutosi sabato scorso, 24 ottobre 2009, presso l'Auditorium di Palazzo Rosso e organizzato da noi del Comitato Precari Liguri della Scuola - in particolare dal vulcanico amico e collega Paolo Fasce, sia pure sulla base di una mia idea originaria - in collaborazione con il CoGeDe.
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La demolizione della Scuola Pubblica
Ovvero, l'attentato alla Costituzione attraverso lo svilimento della figura del docente
Relazione dell'intervento dell'autore al Convegno "La scuola che vogliamo" – Genova, Auditorium di Palazzo Rosso, 24 ottobre 2009
Da circa 30/40 anni in Italia si sta assistendo a un progressivo svilimento della figura del docente, un tempo oggetto di ben altra considerazione rispetto a oggi, che, a mia opinione, non è fine a sé stesso, ma finalizzato allo svilimento a sua volta e alla progressiva demolizione della Scuola pubblica, gratuita e aperta a tutti.
Chi ha interesse a demolire la Scuola Pubblica?
A parte il concorrente tradizionale, ossia la Chiesa cattolica, interessata a far primeggiare la propria scuola privata e confessionale, ci sono senza ombra di dubbio tanti altri soggetti interessati a conseguire questo scopo.
Come aveva avvisato tanti anni fa Piero Calamandrei, è interessato a questo chiunque abbia intenzione di conseguire il potere, e mantenerlo, in forma non democratica. Come aveva avvisato Giovanni Falcone è interessata a questo la mafia, “che non ha paura della giustizia, bensì della Scuola”.
E ce lo dovrebbe insegnare pure la Storia che una Scuola controllata da regimi totalitari è in grado esclusivamente di forgiare il consenso, non certo una coscienza critica civile e democratica.
Ritengo significativo in tal senso il fatto indubitabile che, negli ultimi dieci anni, i governi che si sono avvicendati nel nostro Paese, di entrambi gli schieramenti, abbiano scelto, a guidare il Ministero della Pubblica Istruzione, dei non competenti in materia di Scuola – a dimostrarne la considerazione che le hanno attribuito –, una broker, la Moratti, un medico, Fioroni, un'avvocata, la Gelmini, quest'ultima quella che sta facendo la figura più penosa di tutti, in quanto ha firmato dei provvedimenti chiamati pomposamente “riforma” in realtà perlopiù imposti dal ministro dell'Economia Tremonti, assieme ad altri che hanno svolto la funzione di “specchietto per le allodole” (il ritorno al grembiule su tutti), in particolare tagli mostruosi, a privare la Pubblica Istruzione di oltre 8 miliardi di euro e, soprattutto, a buttare sulla strada oltre 50.000 professionisti della Scuola, tra docenti e ATA, in tutto il Paese, quello che giustamente è stato definito da più osservatori il più colossale licenziamento in massa della storia della Repubblica!
Per risparmiare e ridurre gli sprechi in tempi di crisi, ci hanno detto, tentando di ingannare il Paese! In realtà sappiamo che 5 di questi miliardi strappati alla Scuola sono stati regalati da Berlusconi al suo amico Gheddafi, perché questi perseguiti, torturi e elimini i migranti africani – la maggior parte richiedenti lo status di rifugiati politici a buon diritto – che passano per la Libia per giungere sulle nostre coste, gli altri, come si desume dal Pacchetto Sicurezza, destinati in gran parte a potenziare i famigerati CIE e a finanziare le costosissime (e “corrotte”) operazioni di espulsione dei cosiddetti “clandestini”, in modo da completare l'opera.
Insomma, i fondi all'Istruzione Pubblica sono tagliati non per risparmiare, bensì per poter finanziare dei crimini contro l'umanità, nella sostanziale indifferenza, se non complicità, dell'opinione pubblica italiana.
Così come, del resto, sembra ormai produrre indifferenza anche lo scopo principale oggetto del titolo della presente relazione: la demolizione della Scuola Pubblica.
Che sta passando, come detto, da decenni ormai, attraverso lo svilimento della classe docente, sempre più malpagata, sempre più vilipesa con appellativi quali “fannulloni”, sempre più considerati dei part-time, spesso anche da certi docenti indegni di esserlo – perché un docente degno lavora sempre: nella preparazione delle lezioni, nella preparazione e correzione delle prove, nel costante doveroso autoaggiornamento, spesso molto costoso –, sempre più precarizzata.
Sì, perché la punta dell'iceberg di questo infame progetto siamo proprio noi precari, i quali si sa molto bene che siamo in genere molto più e meglio preparati e aggiornati – e spesso anche motivati – dei docenti più anziani, e per questa ragione ci si vuole escludere dalla Scuola, o comunque emarginare, discriminare, umiliare, anche finanziariamente, laddove sempre più spesso siamo oggetto di diffusi ritardi nei pagamenti del dovuto, sia che si tratti di stipendi, di TFR, ma persino delle misere indennità di disoccupazione.
Risulta evidente ormai come si stia attuando nei nostri confronti una vera e propria strategia di mobbing, finalizzata a “convincerci” a lasciar perdere la carriera professionale nell'Istruzione Pubblica in genere.
Sì, perché anche l'Università Pubblica, come è noto, soffre lo stesso problema, e fior di ricercatori preparati nel nostro Paese, con un investimento che non è certo da poco, sono costretti a emigrare in Paesi dove sono più giustamente valorizzati, ma a lavorare per le imprese concorrenti di quelle italiane (!), come ha denunciato una recente statistica del CNR.
Ma a chi ha interesse a demolire l'Istruzione Pubblica, questo, che si profilerebbe agli occhi di persone di buon senso addirittura come un Alto Tradimento, non importa, perché il loro scopo è conseguire, come detto, il potere, e mantenerlo, in forma non democratica, obiettivo già in sé in contrasto con la nostra Costituzione, di fatto tradita,
Così come è stata tradita dal Lodo Alfano, dal citato Pacchetto Sicurezza, ecc.
Se desideriamo resistere contro questo infame progetto, dobbiamo pretendere che si torni a valorizzare la figura del docente, che deve avere un proprio ordine professionale, che lo protegga e lo garantisca contro gli attacchi che subisce da chi è in mala fede, ma anche che ne imponga una rigorosa preparazione e etica professionale.
Perché il docente indecente fa il gioco di chi vuole demolire la Scuola Pubblica. Mentre il docente degno di questo nome è il pilastro che consolida e fa maturare nelle nuove generazioni la nostra democrazia.
Ben venga quindi la meritocrazia, ma quella vera, fatta di costante aggiornamento della classe docente a livello universitario (di cui io personalmente non ho certo paura, dato il mio curriculum), non quella proclamata ipocritamente dai rappresentanti dell'attuale governo (leggere ddl Aprea), fatta di selezione dei docenti da parte dei dirigenti scolastici trasformati in dirigenti d'azienda e impostata sulla base di criteri poco chiari e sicuramente molto loschi.
ROBERTO MARRAS
Insegnante precario nella Scuola Pubblica Italiana da 13 anni
Laureato in Lettere il 22 marzo del 1996 con 110 e lode
Diplomato nel Corso di Perfezionamento in Didattica delle Lingue e delle Letterature Classiche con il massimo dei voti – A.A. 2003/2004
Diplomato nel Master Universitario di I livello in Oriente e Occidente nell’antichità: storia, archeologia, tradizione letteraria con il massimo dei voti – A.A. 2006/2007
Dottorando in Letterature comparate euro-americane – A.A. 2008/2009 – in corso

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