Ceviche a colazione... il mio primo libro!

22 agosto 2013

No alla guerra. Via dall'Afghanistan

Ieri sono andato a partecipare, un po' in sordina, invero, alla 586° ora in silenzio per la pace, sui gradini del Ducale, nel centro più centrale di Genova.

C'erano 7 o 8 volenterosi e determinati sessantenni che tenevano gli striscioni nella foto e distribuivano volantini.
Sessantenni, esatto, o forse, alcuni, anche qualcosa di più, a denunciare il fatto innegabile quanto sconfortante che le generazioni successive, compresa la mia, sembrano essere state inghiottite dal vortice dell'indifferenza e dell'abulia.
Anche i giovani "anarchici" seduti sfaccendati sugli scalini sottostanti agli striscioni mi sembravano più interessati a bere e a fumare che non al messaggio degli striscioni stessi.
Bello e vero comunque il volantino che riporto di seguito per intero:

Quando i militari “rimettono le cose a posto”

Da “L’obbedienza non è più una virtù” di Don Lorenzo Milani:

"Nel 1898 il Re «Buono» onorò della Gran Croce Militare il generale Bava Beccaris per i suoi meriti in una guerra che è bene ricordare. L'avversario era una folla di mendicanti che aspettavano la minestra davanti a un convento a Milano. Il Generale li prese a colpi di cannone e di mortaio solo perché i ricchi (allora come oggi) esigevano il privilegio di non pagare tasse. Volevano sostituire la tassa sulla polenta con qualcosa di peggio per i poveri e di meglio per loro. Ebbero quel che volevano. I morti furono 80, i feriti innumerevoli. Fra i soldati non ci fu né un ferito né un obiettore. Finito il servizio militare tornarono a casa a mangiar polenta. Poca perché era rincarata.

Eppure gli ufficiali seguitarono a farli gridare «Savoia» anche quando li portarono a aggredire due volte (1896 e 1935) un popolo pacifico e lontano che certo non minacciava i confini della nostra Patria. Era l'unico popolo nero che non fosse ancora appestato dalla peste del colonialismo europeo.(….)
Poi siamo al '14. L'Italia aggredì l'Austria con cui questa volta era alleata.
Battisti era un Patriota o un disertore? È un piccolo particolare che va chiarito se volete parlare di Patria. Avete detto ai vostri ragazzi che quella guerra si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti?
Che la stragrande maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)? Era dunque la Patria che chiamava alle armi? E se anche chiamava, non chiamava forse a una «inutile strage»?
Era nel '22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l'esercito non la difese. Stette a aspettare gli ordini che non vennero.
Nel '36 50.000 soldati italiani si trovarono imbarcati verso una nuova infame aggressione: Avevano avuto la cartolina di precetto per andar «volontari» a aggredire l'infelice popolo spagnolo.
Erano corsi in aiuto d'un generale traditore della sua Patria, ribelle al suo legittimo governo e al popolo suo sovrano. Coll'aiuto italiano e al prezzo d'un milione e mezzo di morti riuscì a ottenere quello che volevano i ricchi: blocco dei salari e non dei prezzi, abolizione dello sciopero, del sindacato, dei partiti, d'ogni libertà civile e religiosa.(….)"

Questa volta accade in Egitto: ancora una volta i militari escono dalle caserme e dichiarano che “rimetteranno le cose a posto”. Qualunque cosa si pensi del deposto presidente  Morsi i militari egiziani si comportano come tutti i militari golpisti della storia: uccidono, incarcerano, torturano e si preparano a giustificarsi dicendo che “obbedivano agli ordini”.
Innumerevoli sono gli esempi di colpi di stato militari, organizzati sia da eserciti di leva, sia da eserciti di professionisti: per limitarsi ai casi più noti si possono citare: Argentina 1962, Brasile 1964, Grecia 1967, Libia 1969, Argentina  1971,  Cile 1973, ancora Argentina 1976, Tunisia 1987, Mauritania 2005, Honduras 2009, Niger 2009, Togo 2010, Mali 2012… e via elencando. Inutile ricordare che spesso dietro gli eserciti golpisti compariva l’ombra onnipotente degli USA.
il presidente Obama  “minaccia” lo stop a collaborazione militare con l’Egitto. E il governo italiano non pensa minimamente ad interrompere il commercio di armi (“Proprio ora che servono? “ Avrà cinicamente, o realisticamente, pensato qualcuno…
Cos’altro deve accadere nelle piazze egiziane perché si interrompa qualsiasi tipo di collaborazione con le forze armate?
E in Italia? È più che giustificata la preoccupazione di chi, come abbiamo fatto anche noi la scorsa settimana, preferirebbe non leggere nella Direttiva ministeriale in merito alla politica militare per l’anno 2013” (vedi qui: http://www.difesa.it) queste parole:
L’Italia, pertanto, «deve operare con determinazione per azzerare il deficit di bilancio e ricondurre nei tempi previsti il debito pubblico entro i limiti stabiliti a livello europeo»………«Il mantenimento di una consapevole disciplina di bilancio lungo un arco di tempo pluriennale – conclude la nota – rappresenterà, quindi, un vincolo ineludibile nella definizione delle scelte in materia di difesa che, negli anni, saranno adottate…
Parole discutibili se pronunciate da un ministro del bilancio, ma decisamente preoccupanti se  diffuse dal ministero della difesa…..

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