Ieri sono andato a partecipare, un po' in sordina, invero, alla 586° ora in silenzio per la pace, sui gradini del Ducale, nel centro più centrale di Genova.
C'erano 7 o 8 volenterosi e determinati sessantenni che tenevano gli striscioni nella foto e distribuivano volantini.
Sessantenni, esatto, o forse, alcuni, anche qualcosa di più, a denunciare il fatto innegabile quanto sconfortante che le generazioni successive, compresa la mia, sembrano essere state inghiottite dal vortice dell'indifferenza e dell'abulia.
Anche i giovani "anarchici" seduti sfaccendati sugli scalini sottostanti agli striscioni mi sembravano più interessati a bere e a fumare che non al messaggio degli striscioni stessi.
Anche i giovani "anarchici" seduti sfaccendati sugli scalini sottostanti agli striscioni mi sembravano più interessati a bere e a fumare che non al messaggio degli striscioni stessi.
Bello e vero comunque il volantino che riporto di seguito per intero:
Quando i militari “rimettono le cose a posto”
Da “L’obbedienza non è più una virtù” di Don Lorenzo Milani:
"Nel 1898 il Re «Buono»
onorò della Gran Croce Militare il generale Bava Beccaris per i suoi meriti in
una guerra che è bene ricordare. L'avversario era una folla di mendicanti che
aspettavano la minestra davanti a un convento a Milano. Il Generale li prese a
colpi di cannone e di mortaio solo perché i ricchi (allora come oggi) esigevano
il privilegio di non pagare tasse. Volevano sostituire la tassa sulla polenta
con qualcosa di peggio per i poveri e di meglio per loro. Ebbero quel che
volevano. I morti furono 80, i feriti innumerevoli. Fra i soldati non ci fu né
un ferito né un obiettore. Finito il servizio militare tornarono a casa a
mangiar polenta. Poca perché era rincarata.
Eppure
gli ufficiali seguitarono a farli gridare «Savoia» anche quando li portarono a
aggredire due volte (1896 e 1935) un popolo pacifico e lontano che certo non
minacciava i confini della nostra Patria. Era l'unico popolo nero che non fosse
ancora appestato dalla peste del colonialismo
europeo.(….)
Poi siamo al '14. L'Italia aggredì
l'Austria con cui questa volta era alleata.
Battisti
era un Patriota o un disertore? È un piccolo particolare che va chiarito se
volete parlare di Patria. Avete detto ai vostri ragazzi che quella guerra si
poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere gratis quello
che poi fu ottenuto con 600.000 morti?
Che la
stragrande maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)? Era dunque la
Patria che chiamava alle armi? E se anche chiamava, non chiamava forse a una
«inutile strage»?
Era nel '22 che bisognava
difendere la Patria aggredita. Ma l'esercito non la difese. Stette a aspettare
gli ordini che non vennero.
Nel '36 50.000 soldati
italiani si trovarono imbarcati verso una nuova infame aggressione: Avevano
avuto la cartolina di precetto per andar «volontari» a aggredire l'infelice
popolo spagnolo.
Erano corsi in aiuto d'un generale
traditore della sua Patria, ribelle al suo legittimo governo e al popolo suo
sovrano. Coll'aiuto italiano e al prezzo d'un milione e mezzo di morti riuscì a
ottenere quello che volevano i ricchi: blocco dei salari e non dei prezzi,
abolizione dello sciopero, del sindacato, dei partiti, d'ogni libertà civile e
religiosa.(….)"
Questa volta accade in Egitto: ancora una volta i
militari escono dalle caserme e dichiarano che “rimetteranno le cose a posto”.
Qualunque cosa si pensi del deposto presidente Morsi i militari egiziani si
comportano come tutti i militari golpisti della storia: uccidono, incarcerano,
torturano e si preparano a giustificarsi dicendo che “obbedivano agli
ordini”.
Innumerevoli sono gli esempi di colpi di stato militari,
organizzati sia da eserciti di leva, sia da eserciti di professionisti: per
limitarsi ai casi più noti si possono citare: Argentina 1962, Brasile
1964, Grecia 1967, Libia 1969, Argentina 1971, Cile 1973, ancora Argentina 1976, Tunisia 1987, Mauritania 2005, Honduras 2009, Niger 2009, Togo 2010, Mali
2012… e via elencando. Inutile ricordare che spesso dietro gli eserciti golpisti
compariva l’ombra onnipotente degli USA.
il presidente Obama “minaccia”
lo stop a collaborazione militare con l’Egitto. E il governo italiano non pensa
minimamente ad interrompere il commercio di armi (“Proprio ora che servono? “
Avrà cinicamente, o realisticamente, pensato qualcuno…
Cos’altro deve accadere
nelle piazze egiziane perché si interrompa qualsiasi tipo di collaborazione con
le forze armate?
E in Italia? È più che giustificata la preoccupazione
di chi, come abbiamo fatto anche noi la scorsa settimana, preferirebbe non
leggere nella Direttiva ministeriale in merito alla politica militare per l’anno
2013” (vedi qui: http://www.difesa.it) queste
parole:
L’Italia, pertanto, «deve operare con determinazione per azzerare
il deficit di bilancio e ricondurre nei tempi previsti il debito pubblico entro
i limiti stabiliti a livello europeo»………«Il mantenimento di una consapevole
disciplina di bilancio lungo un arco di tempo pluriennale – conclude la nota –
rappresenterà, quindi, un vincolo ineludibile nella definizione delle scelte in
materia di difesa che, negli anni, saranno adottate…
Parole discutibili
se pronunciate da un ministro del bilancio, ma decisamente preoccupanti se
diffuse dal ministero della difesa…..
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