Ceviche a colazione... il mio primo libro!

15 aprile 2015

Perché devono morire sempre i migliori?

Se n'è andato Eduardo Galeano.
74 anni, cancro ai polmoni. Come mio papà, che però aveva da poco compiuto 73 anni.
Per dirla in un modo che a Galeano piacerebbe, Mario Benedetti, un altro grande scrittore uruguayo, in occasione del famoso gol di mano di Maradona contro l'Inghilterra nel mondiale di calcio del 1986 in Messico, scrisse che quel gol era l'unica prova certa dell'esistenza di Dio.
Io, molto più mestamente, e modestamente, dico invece che il fatto che muoiano sempre i migliori, mentre i peggiori vivono, perniciosamente, a lungo - ne abbiamo sin troppi di esempi, qui in Italia e altrove, di coetanei di Galeano che non solo non muoiono, ma fanno morire o comunque soffrire - è la prova sicura e inequivocabile del fatto che Dio non esiste. In ogni caso, non esiste un Dio giusto e buono.
E nessuno, ormai, data l'esperienza acquisita, mi può convincere del contrario.
Alla faccia di tutte le chiese e religioni e di tutti coloro che, mettendosi in bocca la parola Dio, pretendono di lucrarci e di condizionare le vite altrui!
Ma ora non voglio affrontare questa polemica.
Voglio solo ricordare il grande Eduardo, che il 20 ottobre del 2013 ho avuto il piacere di ascoltare di persona, quando è venuto, pur stanchissimo e provato sicuramente anche dalla sua sofferenza, a tenere una conferenza al Ducale.
Ricordo che, durante la sua appassionata e appassionante presentazione, aveva chiesto al pubblico di non appesantirgli il momento di stanchezza con la richiesta di autografi o quant'altro alla fine del suo intervento, con tutto ciò non furono pochi quanti non rispettarono la sua richiesta e andarono a tediarlo.
Ricordo anche che in prima fila c'era Lilian Thuram, ex fortissimo difensore di calcio francese, campione del mondo nel 1998, oggi impegnato attivamente a sensibilizzare le coscienze contro il razzismo con i suoi libri e le sue azioni, che nel pomeriggio aveva appunto presentato, sempre al Ducale, il suo libro Le mie stelle nere, e a cui Galeano dedicò una vecchia, ma sempre attuale poesiola geniale di Léopold Sédar Senghor, Poème à mon frère blanc, da Galeano letta in italiano, che mi fece ricordare la mia polemica con una mia ex collega, Maria Luce, la quale, quando lavoravamo insieme alla scuola italiana di Lagos, chiamava sempre i locali "quelli di colore", al che io le feci notare che tra loro e noi i più "colorati" invero fossimo noi. Almeno per quanto riguarda l'aspetto fisico.
Concludo questo mio omaggio postumo a Eduardo Galeano citando un passo da un suo straordinario libro, non quello che ora tutti ricordano, Las Venas Abiertas de América Latina, perché nel 2009 fu invano regalato a Obama da Chávez, altro personaggio morto recentemente troppo precocemente, bensì da Espejos. Una Historia Casi Universal:

El precursor del capitalismo

Inglaterra, Holanda, Francia y otros países le deben una estatua.
Buena parte del poder de los poderosos proviene del oro y la plata que él robó, de las ciudades que incendió, de los galeones que desvalijó y de los esclavos que cazó.
Algún fino escultor debería modelar la efigie de este funcionario armado del capitalismo naciente: el cuchillo entre los dientes, el parche en el ojo, la pata de palo, la mano de garfio, el papagayo al hombro.

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