Ogni epoca ha i suoi miti... qualcuno ha detto...
Ogni generazione tenta di essere assolutamente unica e irripetibile attraverso l'identificazione in qualche oggetto di culto, sia che sia un ideale politico, un film, un cantante, un poeta, un modo di dire o di vestirsi, ecc.
L'industria della "cultura" questo lo sa bene da tempo ormai e di tanto in tanto sforna il personaggio che riesce a interpretare o inventare questo ruolo, l'oggetto di culto.
In Italia, da qualche anno, è Federico Moccia che cavalca quest'onda. In poco tempo ha guadagnato fama e prestigio, specie tra i giovani, grazie a "Tre metri sopra il cielo" prima, poi con la continuazione "Ho voglia di te", entrambi trasformati in film di successo, l'ultimo a impazzare in questi giorni, e già comparso nei temi di mie alunne.
Tra noi "vecchi", prof e genitori, la tendenza è criticare e disprezzare...
Ci dimentichiamo facilmente che si tratta di un déjà vu et connu che già ha caratterizzato le nostre generazioni.
Possibile che ci siamo scordati per esempio de "Il tempo delle mele", con la 14enne Sophie Marceau, mia coetanea, che ha fatto sognare non pochi ragazzi d'allora?
E che dire dei giovani "politicizzati" anni '70, con i loro miti: il libretto rosso di Mao, l'"Ulisse" di James Joyce in tasca, rigorosamente esibito, magari mai letto (anche perché notoriamente ostico)?
E ancora prima, la generazione dei miei, non era forse quella di "Gioventù bruciata" col bel tenebroso James Dean (a cui, tra l'altro, lo scaltro Moccia s'è chiaramente ispirato), nonché di "Fronte del Porto" del selvaggio Marlon Brando?
Insomma, niente di nuovo sotto il sole... come qualcuno ha già detto.
Ecco, mi piacerebbe tuttavia che i "giovani d'oggi", oltre ai miti preconfezionati, ne vogliano assimilare altri meno clamorosi: leggere un Culicchia, per esempio...
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