Ceviche a colazione... il mio primo libro!

22 aprile 2007

“Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!” Anzi risorti… (purtroppo!!!)

Me ne andavo un mattino a spigolare quando ho visto una barca in mezzo al mare, direte voi, l’ha cantato anche Battiato, ma prima di lui l’ha scritto ovviamente Luigi Mercantini, il famoso (?) poeta risorgimentale, autore appunto de La Spigolatrice di Sapri, nonché dell’altra spesso canticchiata/parodiata Canzone italiana o Inno di Garibaldi: “Si scopron le tombe, si levano i morti…”.
Il buon vecchio Luigi Mercantini, un tempo ospite fisso delle antologie scolastiche improntate all’affermazione dell’amore per la patria, oggi appena appena ricordato come poeta minore della letteratura italiana dell’’800 – laddove in vita aveva in realtà goduto di un notevole prestigio in quanto poeta patriota – aveva, com’è noto, dedicato il suo componimento più famoso all’"impresa" di Carlo Pisacane, che il 26 giugno 1857, convinto che avrebbe saputo scatenare le masse contadine contro il potere borbonico, “dirottato” il Piroscafo Cagliari della linea Genova-Tunisi dell’intraprendente armatore zeneize Raffaele Rubattino – quello che oggi campeggia in Piazza Caricamento, non si sa quanto conscio o connivente, per quanto sia lo stesso che poi fornirà a Garibaldi la nave per la sua spedizione dei Mille –, sbarcò con 24 compagni d’avventura a Ponza dove liberò 323 detenuti, perlopiù “delinquenti comuni”, in gran parte poi “arruolati” per recarsi a Sapri, dove i contadini, anziché lasciarsi fomentare alla rivoluzione, li massacrarono, rivelando il duro a morire carattere dei lazzeroni che già nel 1799 massacrarono i giacobini partenopei.
Sicuramente Mercantini scelse di arrotondare il numero dei “giovani e forti” di Pisacane in seguito alla suggestione tutta classica dei 300 di Leonida alle Termopili.
Che peraltro neppure loro furono davvero 300. Recita a tal proposito Wikipedia: “all'iniziale distaccamento spartano di Leonida e della sua guardia del corpo, composta da 300 opliti, 2.800 peloponnesiaci e circa 900 iloti , si aggiunsero i rinforzi provenienti da altre città tra i quali 700 da Tespia, 400 da Tebe, 1.000 Focesi e inoltre da Tegea, Mantinea, Orcomeno, Corinto, Fliunte, Micene e dalle altre città dell’Arcadia e della Beozia per un totale di 3.900 opliti, seguiti dai rispettivi scudieri che fungevano da fanteria leggera. Ai soldati fu detto che erano solo l'avanguardia dell'esercito greco che si sarebbe unito a loro al più presto”.
Il 2 luglio 1993, chissà quanti se lo ricordano, in Somalia, in un'imboscata al checkpoint "Pasta", furono uccisi tre militari italiani e altri 22 feriti. In seguito a questo fatto, esplose la polemica nei confronti degli Americani e dell’ONU da parte del comando italiano, appoggiato dal governo Ciampi, ufficialmente in contrasto alla strategia di Unosom, ispirata ovviamente dagli USA e caratterizzata dall’approccio militare per cercare di risolvere i problemi del paese: il già alleato “signore della guerra” Aidid, reso famigerato anche dal film Black Hawk Down, era divenuto il capro espiatorio dei mali somali. Alla fine, non solo non cadrà nelle mani americane, ma, dopo l’inglorioso ritiro dei contingenti Unosom – intristito per giunta dall’ancora “misterioso” omicidio della brava giornalista del TG3 Ilaria Alpi e del suo collega Miran Hrovatin, che avevano scoperto un traffico di armi in cui erano coinvolti importanti nomi non solo somali – diventerà presidente, si fa per dire, del paese, il quale ancora oggi, come ci dicono i telegiornali, non è uscito dalla situazione di guerra interna che si protrae da allora.
L’impressione che gli osservatori più attenti ne ebbero fu che in realtà il comando italiano tentò, invano, di conseguire un maggior peso “politico” nell’ambito di Unosom, suscitando una polemica a cui anch’io partecipai modestamente, inviando una breve lettera – a quell’epoca non c’era internet, o meglio era una cosa per pochi eletti – alla rivista Avvenimenti, che me la pubblicò in ben due numeri (!): Suonava più o meno testualmente così: “Nel 480 a.C. gli Spartani mandarono a morire alle Termopili Leonida e i suoi 300, con cui vanno doverosamente ricordati anche gli altri contingenti greci fino a un totale di quasi 4000 uomini, allo scopo di servirsi del loro sacrificio per rivendicare il primato nel comando dei Greci contro i Persiani. Ora sento dire che il comando italiano in Somalia strumentalizza i tre militari morti per ottenere più potere decisionale da parte degli Americani. Sono passati 2473 anni dalla battaglia delle Termopili, ne devono passare altrettanti perché i politici la smettano di lucrare potere con la vita dei figli degli altri?”.
Sono tuttora fiero di questa mia ingenua lettera che piacque pure alla redazione di Avvenimenti.
Oggi, come si sa, la battaglia delle Termopili è di nuovo sulla bocca di tutti grazie al film 300, di Zack Snyder, tratto dal fumetto di Frank Miller.
Devo subito dire che la cosa che più mi ha colpito, o meglio fatto ridere, del film è stata quella di vedere l’attore brasiliano gatinho Rodrigo Santoro nei sovradimensionati panni – metaforicamente parlando, visto che è sempre seminudo, oltre che iperpierced – dello spropositato Gran Re Serse, disegnato da Frank Miller tanto alto evidentemente per una grezza analogia con l’”immensità” dell’impero persiano e per giustificare altrettanto grossolanamente il titolo appunto di Gran Re. In Brasile Rodrigo Santoro è uno degli attori più bellocci e, in quanto tale, più amato dalle donne e dai gay. A proposito, non è nuovo a ruoli di effeminati quale è evidentemente e volutamente – alla faccia del politically correct – il Serse di 300. Nel 2003, per esempio, ha interpretato il ruolo di detenuto trans nello stupendo Carandiru di Hector Babenco.
Di tale film io ho ricevuto notizia qualche settimana prima che uscisse in Italia da parte di una mia amica virtuale iraniana che vive in Canada, Bahareh Jalali, la quale mi ha invitato a firmare una petizione di protesta nei confronti della Warner Bros. Picture Company (http://www.petitiononline.com/wpci96c/petition.html) in quanto: “has made a movie about the famous battle of Thermopylae between Persians and Greeks at 480 B.C. called 300. In this movie the Persians are pictured as some monstrous savages and animals. This Petition has been created against this unethical action”. Ho firmato, a scatola chiusa, ma firmerei anche ora che l’ho visto. Non tanto per l’”unethical action”, quanto per il fatto che ‘sto film, ben lungi dall’essere un film “storico” come ancora ancora possono essere considerati Il Gladiatore e Troy, che tutto sommato suscitano negli spettatori “buoni sentimenti” e magari anche un po’ d’interesse ad approfondire più correttamente, è in realtà un vero e proprio epos occidentalista e reazionario, finalizzato chiaramente a diffondere aggressività antiiraniana e in genere contro l’”Oriente”, bollato come “mistico e tirannico” rispetto all’”Occidente” libero e morale.
Il richiamo a La Spigolatrice di Sapri non è peraltro così ironico, in quanto se si vede il film e si legge il componimento di Mercantini, si immagina Leonida e non Pisacane a pronunciare i versi: “O mia sorella, / vado a morir per la mia patria bella”. E ancora, possiamo applicare a lui e ai suoi 300 i versi: “Eran trecento non voller fuggire, / parean tremila e vollero morire; / ma vollero morir col ferro in mano, / e avanti a lor correa il sangue piano”.
Insomma, non vorrei assistere, nei prossimi anni, a un subliminale e/o palese indottrinamento di stampo occidentalista dei nostri giovani già abbastanza spaesati dalla crisi dei valori e degli ideali e incantati dalle meraviglie della tecnologia. Ricordo che qualcosa del genere la nostra storia l’ha già vissuto e ha portato per esempio alla immane tragedia delle guerre mondiali e della Shoah.
Guardiamoci piuttosto Shrek!!!

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