Ceviche a colazione... il mio primo libro!

4 marzo 2008

Crisi Ecuador-Colombia-Venezuela, cioè gli USA contro l'America latina

Nella notte tra venerdì e sabato scorsi il governo della Colombia ha violato la sovranità dell'Ecuador intraprendendo nel suo territorio un'azione militare congiunta di aviazione e fanteria in seguito alla quale ha assassinato, oltre a una quindicina di guerrilleros, il leader delle FARC Raúl Reyes, la cui salma disfatta dalle bombe e dalle pallottole è stata poi condotta come macabro trofeo a Bogotá, gesto che già è stato paragonato all'esposizione del cadavere di Che Guevara oltre 40 anni fa.
Ne è seguita una ovviamente gravissima crisi internazionale tra Ecuador e Colombia, nonché Venezuela, il cui presidente Chávez era intervenuto con successo come mediatore per far liberare gli ostaggi eccellenti nelle mani delle FARC, mediazione ora ovviamente interrotta da tale attentato proditorio - viola infatti una tregua - e in stile mafioso, proprio e non a caso alla vigilia della liberazione dell'ostaggio più eccellente di tutti, la già candidata alla presidenza - quindi potenziale concorrente del presidente Uribe - franco-colombiana Ingrid Bettancourt.
Ma perché è successo tutto questo?
Come al solito la nostra stampa latita, se si esclude al solito il manifesto con un articolo di Guido Piccoli nell'edizione di oggi, 4 marzo 2008, intitolato: "Rumori di guerra in America latina".
In effetti non ci deve sorprendere se proprio a una guerra assisteremo prossimamente: qualche acuto osservatore ha già profetizzato recentemente che il prossimo fronte di guerra dopo il Medio Oriente sarebbe stato l'America latina.
E del resto Chávez è stato chiaro nel minacciare il conflitto nel caso la Colombia voglia attuare un'operazione analoga in territorio venezuelano.
E Chávez, sicuramente, è uno degli obiettivi di questa operazione, non solo finalizzata a sottrargli il meritato prestigio, nei confronti della popolazione colombiana e latina in genere, della mediazione di successo con le FARC, ma anche allo scopo di creare appunto i presupposti di una guerra che giustificherebbe un intervento statunitense nell'area in una circostanza favorevole: la fine del castrismo a Cuba e la campagna elettorale negli USA. Bush ha tutto l'interesse, anche familiare, nel provocare una crisi in America latina che recentemente, con il presidente venezuelano e altri, è sfuggita troppo al controllo USA, controllo dal punto di vista geopolitico urgente, visto che il Venezuela è il terzo produttore di petrolio al mondo, nazionalizzato, e quindi sottratto alle grinfie delle multinazionali USA e non solo, da parte di Chávez.
E infatti gli USA sono i veri ispiratori di questa azione: hanno fornito a Uribe l'appoggio dei loro satelliti e aerei spia, che gli USA avevano sinora concesso solo a Israele (e questo la dice lunga!), per localizzare l'accampamento di Reyes in Ecuador e senz'altro si può dire che hanno ordinato loro l'azione al presidente fantoccio colombiano Uribe.
Ma chi è Uribe veramente? Uno che dalla Drug Enforcement Agency degli USA stessi, allorché era solo un governatore locale, è stato catalogato tra i narcotrafficanti colombiani, carattere che spicca soprattutto nel momento in cui il governo di Bogotá ha sempre accusato i guerrilleros rivoluzionari delle FARC di finanziarsi col narcotraffico, accusa poi amplificata dai media di tutto il mondo.
Che poi i guerrilleros delle FARC abbiano davvero fatto ricorso episodicamente al narcotraffico per finanziarsi non si può nemmeno escludere, ma è persino assurdo pensare che possano detenere un controllo costante dei terreni dove si coltiva la coca, laddove devono sempre spostarsi per sfuggire alla cattura.
Questo controllo è certamente più facile per i governatori-mafiosi locali come Uribe, il quale, nel momento in cui s'è presentato come candidato filo-USA in un frangente delicato come quello che ha visto l'affermazione di Chávez e il fallimento del golpe promosso da USA e dalla Spagna di Aznar per eliminarlo nel 2002, ha subito ricevuto l'appoggio degli Americani, che han dimenticato presto il rapporto della loro Drug Enforcement Agency, come del resto già in passato avevano soprasseduto ai crimini degli altri caudillos latinos che facevano i loro interessi.
E nel momento in cui gli USA saranno "chiamati" a un intervento per "difendere" i loro alleati colombiani contro gli stati "amici dei terroristi" Ecuador e Venezuela, sicuramente ci guadagnerà in propaganda il candidato repubblicano MacCain, in quanto i democratici dovranno fare i conti con il loro pacifismo programmatico, ma anche ammesso che MacCain non vinca in ogni caso, sarà comunque una bella grana per gli avversari democratici, specie se a prevalere alla fine sarà Obama: ve lo imaginate lo scalpore di un nero che fa la guerra ai latinos?
E sicuramente gli USA ne vorranno approfittare pure per allungare la mani sull'Amazzonia e le sue risorse e per determinare il post-Castrismo a Cuba in un senso favorevole a loro.
Insomma, il diavolo a stelle e strisce è sempre più vivo e attivo e temo che non ci farà dormire sonni tranquilli (è proprio il caso di dirlo!!).

1 commento:

Roberto ha detto...

Sul sito del gruppo lusofono ho riportato un "illuminante articolo", come l'ho chiamato, del giornalista brasiliano Izaías Almada: "A mídia como arma de guerra", tratto dalla rivista Caros Amigos. Ovviamente è in portoghese, chi può (e vuole) capire, capisca!
Conferma sostanzialmente la mia analisi, aggiungendo significativi dettagli.