La figuraccia della nazionale italiana di calcio alla Confederations Cup in Sudafrica non è certo una tragedia, come nessuno l’ha intepretata, d’altra parte credo che sia molto indicativa di un male sin troppo diffuso in Italia: la nevrosi conservatrice, male che affligge questo Paese dalla sua nascita. E anche da prima che nascesse.
L’ostinazione di Lippi a voler convocare giocatori cotti, solo perché ex campioni del mondo (3 anni fa!) la si spiega solo in virtù di questa nevrosi: la paura del nuovo, o ancora peggio, la paura di accantonare il vecchio (magari in seguito a pressioni di vario tipo!).
Ma l’aspetto più inquietante e direi machiavellico (ergo, tpicamente italiano) è che Lippi ci ha dimostrato di saperla lunga: ben conscio del fatto che certi giocatori non sono più degni della maglia azzurra rispetto ad altri meno blasonati, che ha fatto?
Ha schierato contro l’Irlanda del Nord nell'amichevole disputata prima della Confederations Cup una squadra perlopiù composta da giocatori freschi, tra i migliori italiani oggi come oggi, che infatti ha umiliato in scioltezza con un secco 3 a 0 (che poteva essere anche più corposo) la squadra britannica al 27° posto della classifica mondiale FIFA e che non si sta comportando affatto male nel gruppo 3 delle qualificazioni ai mondiali (2° posto dopo la Slovacchia, per ora).
Poi è tornato al gruppo classico che ha faticato di brutto contro gli USA (14° posto della classifica mondiale FIFA), riuscendo alla fine a vincere 3 a 1, sì, ma dopo aver chiuso il primo tempo in svantaggio e con un paio di sviste arbitrali che hanno sfavorito gli yankee.
Ma questo stesso gruppo ha poi rimediato la brutta sconfitta clamorosa contro l’Egitto (40° posto della classifica mondiale FIFA!), e infine un’umiliante batosta da parte dei brasileiros (al 5° posto della classifica mondiale FIFA, dietro l’Italia che sarebbe al 4° posto!).
Contro il Brasile, in particolare, e specie in attacco, sembra che Lippi l’abbia fatto apposta a far giocare i più spenti…
Sì, viene il dubbio che l’abbia cercata questa bastonata, per giustificare al cospetto di qualcuno l’allontanamento dalla nazionale di chi finora era considerato inamovibile.
In Italia questo atteggiamento non deve stupire: si preferisce far perdere a tutti piuttosto che assumersi la responsabilità di un cambiamento sentito come traumatico.
Il guaio è che la maggior parte della popolazione italiana ragiona nel modo descritto, tant’è vero che manda al potere col suo voto irresponsabile la classe dirigente che purtroppo dobbiamo patire.
L’ostinazione di Lippi a voler convocare giocatori cotti, solo perché ex campioni del mondo (3 anni fa!) la si spiega solo in virtù di questa nevrosi: la paura del nuovo, o ancora peggio, la paura di accantonare il vecchio (magari in seguito a pressioni di vario tipo!).
Ma l’aspetto più inquietante e direi machiavellico (ergo, tpicamente italiano) è che Lippi ci ha dimostrato di saperla lunga: ben conscio del fatto che certi giocatori non sono più degni della maglia azzurra rispetto ad altri meno blasonati, che ha fatto?
Ha schierato contro l’Irlanda del Nord nell'amichevole disputata prima della Confederations Cup una squadra perlopiù composta da giocatori freschi, tra i migliori italiani oggi come oggi, che infatti ha umiliato in scioltezza con un secco 3 a 0 (che poteva essere anche più corposo) la squadra britannica al 27° posto della classifica mondiale FIFA e che non si sta comportando affatto male nel gruppo 3 delle qualificazioni ai mondiali (2° posto dopo la Slovacchia, per ora).
Poi è tornato al gruppo classico che ha faticato di brutto contro gli USA (14° posto della classifica mondiale FIFA), riuscendo alla fine a vincere 3 a 1, sì, ma dopo aver chiuso il primo tempo in svantaggio e con un paio di sviste arbitrali che hanno sfavorito gli yankee.
Ma questo stesso gruppo ha poi rimediato la brutta sconfitta clamorosa contro l’Egitto (40° posto della classifica mondiale FIFA!), e infine un’umiliante batosta da parte dei brasileiros (al 5° posto della classifica mondiale FIFA, dietro l’Italia che sarebbe al 4° posto!).
Contro il Brasile, in particolare, e specie in attacco, sembra che Lippi l’abbia fatto apposta a far giocare i più spenti…
Sì, viene il dubbio che l’abbia cercata questa bastonata, per giustificare al cospetto di qualcuno l’allontanamento dalla nazionale di chi finora era considerato inamovibile.
In Italia questo atteggiamento non deve stupire: si preferisce far perdere a tutti piuttosto che assumersi la responsabilità di un cambiamento sentito come traumatico.
Il guaio è che la maggior parte della popolazione italiana ragiona nel modo descritto, tant’è vero che manda al potere col suo voto irresponsabile la classe dirigente che purtroppo dobbiamo patire.
Un'ultima considerazione: l'appello/avvertimento di Lippi lanciato ai giocatori, invitati a disputare il campionato italiano anziché recarsi a giocare all'estero, giustificato dall'idea che così il gruppo rimane compatto, è stato smascherato proprio dalla seleção brasileira, tra i cui componenti solo un paio disputano il campionato brasileiro (e sicuramente non per molto ancora).
Invero, anche questo appello di Lippi si spiega con la nevrosi conservatrice sopra illustrata. E forse anche con qualche altro calcolo ancor meno corretto, mi riferisco al piano morale.
Giocare nei campionati esteri, come quello spagnolo o quello inglese, i cui valori sono espletati dai risultati conseguiti dalle squadre appunto spagnole e inglesi nella Champions league, anzi arricchirebbe i giocatori italiani di stimoli e esperienze.
Ma anche questi sono valori che in Italia non sono considerati, non solo nel calcio, ma anche in tanti altri campi, come il mio, per esempio...
2 commenti:
Non so Roberto, non so se sia giusto dare un stipendio minore ad un operaio, ad un ATA o altro perchè non ha studiato. Non credo nell'appiattimento salariale, ma mio marito è operaio e, quando arriva a casa, è stremato fisicamente. Noi lo siamo mentalmente. Non è lo stesso?
Elisa Ferrari
Ciao Elisa!
Sì, personalmente sono convinto dell'opportunità di pagare di più chi studia - e studia davvero - di più, specie nel momento in cui si assume con la sua professionalità l'enorme responsabilità civile di educare le giovani generazioni a vivere e lavorare per e nella società. La famosa educazione alla cittadinanza cara a Dewey e tirata in ballo di nuovo nel recente dibattito sulla meritocrazia (http://romras.blogspot.com/2009/07/pubblico-il-botta-e-risposta-avviato.html; http://precariliguria.blog.kataweb.it/2009/07/29/marras-fasce-pellizzetti-bertone-musso-ranieri-sulla-scuola/).
Non è una responsabilità da poco.
La fatica e l'usura, comuni a tutte le categorie, sono caratteri accessori e necessari.
Posta un commento