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1 giugno 2009

VADEMECUM PACCHETTO SICUREZZA

Divulgo con sempre più intensa partecipazione questo vademecum realizzato dall'amica Alessandra Ballerini, avvocata specializzata, nei tribunali e sul campo, nella difesa dei diritti umani, e dell'altro amico Marco Roverano, della CGIL.
Allegato dal Centro in Europa all'appello già pubblicato (http://romras.blogspot.com/2009/05/appello-alle-istituzioni-e-ai-candidati.html).
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CGIL
CAMERA del Lavoro Metropolitana Di Genova.
Ufficio Immigrati
VADEMECUM PACCHETTO SICUREZZA

Come CGIL abbiamo sentito l’esigenza di produrre un documento che coniughi elementi di informazione, considerazioni e proposte per affrontare la gravissima situazione che si viene determinando a causa del cosiddetto ”Pacchetto Sicurezza”.
Questo Vademecum vuole anche essere un appello a tutte le persone di buon senso a “unire le forze” e le iniziative per informare, discutere con la gente, con i Genovesi e per cercare di far cancellare tutte le norme odiose e insensate di questo provvedimento legislativo.
La Camera ha approvato il 14 maggio scorso il pacchetto sicurezza.
Si tratta di un dispositivo di legge che si aggiunge ad altri già adottati in precedenza da questo governo e che hanno già compresso i diritti fondamentali dei migranti (come il diritto di asilo, o quello al ricongiungimento familiare) e che dai prossimi giorni, con l'approvazione del Senato, potrebbe compromettere i diritti di noi tutti.
In questo testo di legge viene l’introdotto il cosiddetto reato di clandestinità, che comporterà l'obbligo a carico dei pubblici ufficiali o degli incaricati di pubblico servizio (in prevalenza italiani) di denunciare la persona che commette questo reato, ovvero il migrante colpevole solo di esistere e di non possedere (suo malgrado) un permesso di soggiorno.
Il reato di clandestinità è palesemente incostituzionale perché di fatto punisce i migranti non per quello che fanno ma per quello che sono.
Seppure sono state stralciate dalla legge le norme (indegne) che specificamente prevedevano i cosiddetti medici-spia e presidi-spia, di fatto, per quanto riguarda le prestazioni sanitarie o le iscrizioni scolastiche, comunque medici e presidi, in quanto pubblici ufficiali possono (o meglio dovrebbero) procedere in ogni caso alla denuncia del migrante irregolare. Non solo. Il migrante irregolare non potrà neppure adire un tribunale né testimoniare ad un processo o denunciare un reato (né tantomeno denunciare i datori di lavori che lo sfruttano). E questo non giova alla sicurezza dello Stato.
Ed ancora. La normativa disciplinata dal pacchetto sicurezza prevede per i migranti l’obbligo di esibizione del permesso di soggiorno per gli atti di stato civile. Questa norma comporta l'impossibilità per il migrante irregolare di registrare una nascita, di riconoscere il proprio figlio (che verrà così dichiarato adottabile) e di contrarre matrimonio.
Impedire il riconoscimento di un figlio o la celebrazione di un matrimonio configura un'evidente lesione dei diritti fondamentali della persona, di tutte le persone. Il divieto di matrimonio per l'irregolare che volesse sposarsi con un cittadino italiano comporta infatti anche lesione dei diritti per il cittadino italiano che vede subordinata la propria libertà di contrarre matrimonio al possesso, da parte del partner, di un permesso di soggiorno.
Ed ancora. Con le modifiche previste nel pacchetto sicurezza viene compresso per il cittadino italiano il suo diritto all'unione familiare con parenti stranieri: ed infatti viene garantita l'inespellibilità e la regolarizzazione solo per i parenti fino secondo grado (ad esempio il fratello) amputando un diritto che prima era garantito fino al quarto grado di parentela.
Altre norme comprometteranno i diritti anche dei cittadini italiani: in particolare l'art. 18 degli emendamenti del Governo prevede che le istanze di iscrizione o di variazione della residenza anagrafica (presentate da chiunque, anche da italiani), potranno (discrezionalmente?) dar luogo alla verifica, da parte degli uffici comunali competenti, delle condizioni igienico-sanitarie dell’immobile: nel caso in cui l'immobile venga giudicato inidoneo non si potrà ottenere o mantenere la residenza, con una serie di implicazioni a catena veramente drammatiche: impossibilità di accedere alle prestazioni di sostegno al reddito, di partecipare alle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi, di accedere agli asili nido o all’assistenza sanitaria. Controllare la residenza delle persone (cittadini o no) è un modo per controllarne i diritti.
Viene, nel medesimo pacchetto sicurezza, reintrodotto il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, che era già stato abrogato, in una versione punitiva intensificata rispetto alla precedente: è prevista ora la reclusione fino a tre anni. Un'ipotesi di reato che potrà essere utilizzata facilmente contro chiunque, italiano o migrante, all’interno di contesti di conflittualità sociale, colpendo comportamenti diffusi di scarsissimo allarme sociale.
Di più: vengono introdotte le ronde, per le quali è prevista la regolamentazione attraverso elenchi in Prefettura, ed anche un gruppo di addetti a servizi di controllo in attività di intrattenimento o spettacolo.
Ma non solo: con la nuova normativa viene previsto:
- l’acquisto della cittadinanza italiana per matrimonio con cittadino italiano potrà avvenire solo dopo due anni di residenza successivamente al matrimonio (oggi "bastano" sei mesi), e sarà poi necessario il pagamento di una tassa di 200 euro;
- il prolungamento dei tempi di detenzione nei C.I.E (centri di identificazione ed espulsione) fino ad un massimo di 180 giorni;
- l'obbligo per i servizi di money transfer (da chiunque siano gestiti, e quindi anche da italiani) di richiedere il permesso di soggiorno dell'utente straniero e di conservarne copia per dieci anni nonché l'obbligo di delazione: ovvero l'obbligo di comunicare all'autorità di pubblica sicurezza i dati dei migranti irregolari, pena la cancellazione dall'elenco degli agenti in attività finanziaria;
- l'obbligo del versamento di contributo da 80 a 200 euro per i migranti che richiedano il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.
- la previsione dell'arresto fino ad un anno e di multa fino a 2.000 euro per il migrante che non esibisce il permesso di soggiorno (magari non per disobbedienza ma perché non lo possiede);
- la cancellazione anagrafica per il migrante titolare di permesso scaduto da più di sei mesi;
- l'inasprimento di tutte le norme legate al favoreggiamento dell’ingresso irregolare.
Non vengono però aumentate le sanzioni per quanto concerne gli sfruttatori dei migranti (chi impiega ad es. lavoratori irregolari sottopagati).
- l'introduzione per gli stranieri regolari del "l’accordo di integrazione", che si tradurrà in un permesso a punti che funzionerà più o meno come la nostra patente, con la possibilità di riacquisto dei punti persi tramite la frequentazione di appositi corsi (a pagamento?) - Un altro modo per esercitare un continuo controllo sui migranti;
Se queste norme diventeranno legge verranno messi in discussione i diritti fondamentali delle persone, di tutte: italiane e non.
Le norme contenute in questo provvedimento infatti evidentemente non riguardano solo i migranti. Nel disegno di legge approvato dalla Camera sono contenute norme che colpiscono tutti. Quando il sistema dello Stato di diritto "salta" nessuno più è al sicuro (eppure hanno il coraggio di chiamarlo pacchetto sicurezza!).
Quando viene messo in discussione e calpestato il principio di uguaglianza tutelato dall’art. 3 della nostra Costituzione, questo principio non vale più per nessuno. I diritti fondamentali o sono di tutti e lo Stato si impegna a tutelarli, o non sono più di nessuno.
Oggi i diversi, i non uguali, sono i migranti, ma anche i loro parenti o i fidanzati o chi vive in una casa considerata "inidonea" o chi manifesta in maniera "colorita" il suo dissenso, domani chissà.
Domani, purtroppo, la storia ci insegna, non potrà che andare peggio.
O siamo tutti uguali davanti alla legge o nessuno più lo è.
O forse la legge non è più degna di questo nome.

(a cura dell'avv. Alessandra Ballerini Cgil Genova)

In particolare in Liguria:
Il pacchetto sicurezza piomberà sulla realtà Ligure/Genovese con danni imprevedibili ma sicuramente irreparabili.
Infatti la struttura demografica di questo territorio è connotata da una presenza di popolazione anziana che non trova paragoni praticamente in tutta Europa.
In Liguria secondo i dati dell'Istat al 1 gennaio 2008 la popolazione oltre i 60 anni di età è pari a 539.000 persone,nella provincia di Genova 296.877, il 56% della regione (oltre i 65 anni 237.320).
Dalle ricerche effettuate si stima che circa il 25% faccia ricorso a forme di assistenza più o meno a tempo pieno e quindi a livello della provincia di Genova 60/70.000 famiglie.
Dai dati dell'Inps risultano in regola circa 40.000 lavoratrici domestiche a livello regionale, di queste più dell'80% sono straniere, nel territorio Genovese un po' più della metà.
È facile capire da questi dati, anche considerando eventuali plurirapporti a part time che c'è un vuoto di decine di migliaia di posizioni "irregolari", ovvero ci sono tantissime assistenti famigliari clandestine che stanno lavorando in nero in attesa del sospiratissimo e sempre più inavvicinabile permesso di soggiorno.
Peraltro già la sanatoria del 2002 che seguiva la Bossi - Fini aveva evidenziato nella nostra regione e in proporzione a Genova una quantità enorme di lavoro domestico clandestino (per ogni regolare ce ne erano 2 clandestini! con una percentuale di quasi il 300%).
Dato che dal 2003 ad oggi i vari decreti flussi hanno sempre evidenziato un sproporzione consistente tra domande e posti disponibili e che dall'altra parte la domanda di assistenza famigliare e la quantità di anziani è andata sempre aumentando è facile capire il perché di questa massa considerevole di "Badanti Clandestine" (parole orribili!).
Infine chi opera nell'accoglienza degli stranieri sa benissimo che la presenza di decine di migliaia di donne che lavorano come assistenti famigliari si accompagna ad un bisogno crescente delle stesse di supporto per i loro figli o genitori, supporto che è garantito da un tessuto sociale che si costruisce nel tempo e che è fatto da parenti (sorelle, fratelli, zie/i, cugine/i piuttosto che amiche/i) che spesso si identificano proprio con quelle clandestine che i dati evidenziano.
Quindi colpire gli irregolari (cioè coloro che sono stati in possesso di almeno un permesso regolare poi perduto) e/o i clandestini significa in realtà colpire anche i regolari e il loro sistema di "Welfare".
Ma inevitabilmente viene colpito mortalmente anche quell'altro Stato Sociale “nostrano” che nel nostro territorio consente a tantissime famiglie di assistere dignitosamente a casa i propri cari, o a moltissime coppie di anziani o anziani soli di evitare l'abbandono, o anche solo di avere una vita sociale ei essere loro stessi di aiuto ai loro figli.
Una catena di lavoro, relazioni, integrazione, solidarietà e interculturalità che verrà spezzata senza rimedio.
Come reagiranno queste famiglie e questi anziani o le assistenti famigliari extracomunitarie sia regolari che clandestine quando prenderanno piena consapevolezza che a causa del "pacchetto sicurezza", le famiglie rischieranno multe, denunce, espropri degli alloggi e altre pazzie?
Che faranno le lavoratrici regolari (ma come si fa a sapere se si è regolari se si ha solo una ricevuta della posta e si riceve il permesso dopo un anno e magari già scaduto?) e/o clandestine (che come abbiamo visto sono contigue ed essenziali all'equilibrio del sistema) capiranno che rischiano di perdere casa, figli, speranze e di vivere l'incubo che i figli tornino a casa bastonati o peggio da qualche razzista o denunciati da qualche preside troppo zelante?
E quanti soldi dovrebbe spendere la regione e lo stato italiano per garantire (non si sa con chi) un uguale efficiente e prezioso sistema di assistenza fai da te?.
È necessario che immediatamente i partiti di governo e opposizione, la prefettura e tutte le altre autorità evidenzino al governo quale pasticcio e dramma sta per cadere sulle teste di decine di migliaia di famiglie Liguri e Genovesi e su altrettante famiglie di lavoratrici straniere.
La CGIL di Genova ha già chiesto dieci giorni fa al Prefetto la convocazione urgente del "Consiglio Territoriale per l'Immigrazione" in cui siedono tutte le istituzioni (Comune, Provincia, Regione), il Ministero del Lavoro, le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, la Questura e le associazioni del volontariato;
Ordine del Giorno, la apertura di un "Tavolo di Crisi", che affronti in tempo utile questo dramma incombente, senza dimenticarsi delle migliaia di lavoratori della Cantieristica, piuttosto che dell'Edilizia, che sono senza lavoro per la crisi e che tra pochi mesi diventeranno neo clandestini con conseguenze sui già delicati equilibri sociali imprevedibili.
Infine è necessario che tutta la società civile si allerti e si mobiliti, insegnanti e medici hanno cominciato a manifestare pubblicamente il loro dissenso verso l’approvazione del reato di clandestinità e la loro volontà di disobbedienza civile e di obiezione di coscienza.
La CGIL si rende disponibile non solo ad appoggiare questa scelta ma anche a contribuire a fornire supporto legale.

(a cura di Marco Roverano per l’Ufficio immigrati della Camera del Lavoro di Genova)

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