Ho partecipato molto attivamente al presidio/corteo di venerdì scorso finalizzato a chiedere a Napolitano di fare il suo dovere di garante della Costituzione e di non firmare il pacchetto sicurezza che è incostituzionale dalla prima all'ultima riga.
Il vecchio Plinio - noto fascista genovese da non confondersi con Plinio il Vecchio, anche se gli auguro sinceramente di farne la stessa fine - ci ha definiti "irresponsabili".
Ieri poi Napolitano ha chiesto alle parti politiche, con l'ipocrisia e la stupidità che ormai lo caratterizzano dalla testa ai piedi, di mantenere il clima "civile" di scontro politico imposto con il G8.
E Di Pietro, giustamente, gli ha risposto che non ci pensa nemmeno.
Come si fa ad accettare "civilmente" atti politici vergognosi come il pacchetto sicurezza, come i tagli alla Scuola e a tutti i servizi pubblici (mentre si sperpera per perseguitare i "clandestini", per le missioni militari, per appalti equivoci, ecc.), come l'emendamento D'Alia, che ci farà arrestare a tutti noi che teniamo un blog critico nei confronti del governo, ecc.?
Naturalmente stamani tutta la stampa lecchina di Berlusconi definisce Di Pietro "incivile".
Anche i nazifascisti designavano i partigiani con l'appellativo di banditi!
E ne andavano orgogliosi! (ve lo ricordate Achtung banditen?).
Anch'io quindi sono orgoglioso di essere un "irresponsabile incivile" agli occhi di certa canaglia fascista!
Il vecchio Plinio - noto fascista genovese da non confondersi con Plinio il Vecchio, anche se gli auguro sinceramente di farne la stessa fine - ci ha definiti "irresponsabili".
Ieri poi Napolitano ha chiesto alle parti politiche, con l'ipocrisia e la stupidità che ormai lo caratterizzano dalla testa ai piedi, di mantenere il clima "civile" di scontro politico imposto con il G8.
E Di Pietro, giustamente, gli ha risposto che non ci pensa nemmeno.
Come si fa ad accettare "civilmente" atti politici vergognosi come il pacchetto sicurezza, come i tagli alla Scuola e a tutti i servizi pubblici (mentre si sperpera per perseguitare i "clandestini", per le missioni militari, per appalti equivoci, ecc.), come l'emendamento D'Alia, che ci farà arrestare a tutti noi che teniamo un blog critico nei confronti del governo, ecc.?
Naturalmente stamani tutta la stampa lecchina di Berlusconi definisce Di Pietro "incivile".
Anche i nazifascisti designavano i partigiani con l'appellativo di banditi!
E ne andavano orgogliosi! (ve lo ricordate Achtung banditen?).
Anch'io quindi sono orgoglioso di essere un "irresponsabile incivile" agli occhi di certa canaglia fascista!
5 commenti:
Ieri ho ricevuto 2 commenti a questo mio contributo, uno critico, uno solidale, ho replicato a entrambi.
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Sono toni altrettanto fascisti che non condivido assolutamente. Chiedo di essere tolta dall’indirizzario.
Silvana Piccinini - Caritas
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Come desidera, Sig.ra Piccinini, non la importunerò più.
Mi permetto di augurarLe solo di non doversi pentire un giorno della Sua "civiltà", come è già successo a tanti, non troppo tempo fa.
Roberto Marras
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Caro Marras,
quando ci dichiarano guerra giustamente non possiamo continuare a pensare di non reagire, Napolitano liqidatore delle residue ideologie di classe del PCI rappresenta LA COLLABORAZIONE SOSTANZIALE TRA gli ex "comunisti", socialisti, democristiani ,"sinistra" in genere con la destra reazionaria: per anni hanno predicato l'impossibilità di un nuovo fascismo e anche nella sinistra "di classe" con Bertinotti siamo arrivati alla resa e alla non violenza, eppure le forze per reagire ci sarebbero ma abbiamo il coraggio di esserne un punto di riferimento?
Walter Gaggero - insegnante
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Ciao Walter!
Su Napolitano direi di più: è un vecchio stalinista! E in quanto tale è "educato" a conformarsi al potere, al quale non è proprio abituato a contrapporsi.
Per questo che a Berlusconi va benissimo: lui è da oltre 15 anni che inganna gli Italiani (perlopiù ipocriti e ottusi "moderati cattolici") proclamandosi il baluardo contro i "nipotini di Stalin", in realtà non sono certo l'unico ad aver notato che il suo PDL (e prima FI) ricalca perfettamente un certo tipo di nomenklatura che se non è stalinista di poco gli si discosta.
Non a caso non sono pochi gli ex fedeli del glorioso leader che sono passati a Berlusconi: Ferrara, Bondi, ecc.
E non a caso Berlusconi ammira tanto il compagno Putin, ex alto ufficiale del KGB, il cui modello di potere vorrebbe imporre in Italia.
Tu mi chiedi: abbiamo il coraggio di essere un punto di riferimento?
Il coraggio non lo so, ma il dovere senz'altro, come insegnanti (anche se io, dopo 13 anni di carriera, sono un precario tagliato e disoccupato) e come democratici che vogliono salvaguardare questa democrazia e questa Costituzione antifascista, contro ogni prevaricazione e contro ogni ipocrisia.
Venerdì prossimo alle 19:00 sarà importante essere di nuovo davanti alla Prefettura per ribadire il NO al Pacchetto Sicurezza e tentare di scuotere le coscienze anestetizzate.
Se da questa mobilitazione si riuscirà a costruire qualcosa di solido, sarà tutto di guadagnato per il Paese.
Roberto
2° round:
Tutti i totalitarismi sono uguali. Mettono dei mediocri fedelissimi nei ruoli chiave e vivono sulla propaganda. E ovviamente si tengono buono l'esercito.
Maurizio Biagini – insegnante
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Vorrei solo fare una chiosa a quello che scrive Walter Gaggero (di cui non ho l'indirizzo e che penso non riceverà questo messaggio).
Scrive "con Bertinotti siamo arrivati alla resa e alla non violenza, eppure le forze per reagire ci sarebbero" come se la nonviolenza fosse il rifiuto di reagire e la resa. Meno male che almeno scrive "non violenza" staccato come quelli che non sanno cosa sia la nonviolenza. Ma a leggere la nonviolenza associata alla resa come fa lui penso farebbe rivoltare nella tomba Gandhi, Luter King, Romero e altri che sono morti lottando nonviolentemente contro i poteri ingiusti e fa sicuramente incazzare quelli che morti non sono e che con la nonviolenza sono riusciti a combattere la violenza degli altri e non sopportano che ci siano ancora persone che pensano che la nonviolenza sia il semplice rifiuto di fare violenza rinunciando a difendere ciò cui si tiene. Che tristezza un mondo in cui l'unico modo che si riesce a concepire per difendere i propri valori (sempre che poi ci si riesca) sia con la violenza!!
Carlo Schenone – insegnante
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D'accordo con Carlo al 100%.
Samantha Alborno
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Anch'io in principio sono d'accordo con voi, ma, non so se lo sapete, sono vissuto in paesi, come la Nigeria e il Brasile, dove vi posso assicurare come la reazione violenta, ormai incancrenitasi nelle coscienze, sia l'unico mezzo per difendersi, con buona pace di tutti i Gandhi, King e Romero (tutti esempi, in ogni caso, di personaggi assassinati).
Nel 1995 un famoso scrittore nigeriano, Ken Saro-Wiwa, ha tentato di opporre una reazione nonviolenta al regime militare di Abacha, colluso con la Shell, vera padrona della Nigeria, assieme alle altre multinazionali del petrolio, Agip compresa. Ma è stato accusato ingiustamente di omicidio e dopo un processo farsa è stato impiccato il 10 novembre di quell'anno assieme ad altri 9 attivisti nonviolenti.
Anche in Brasile, pur dopo 25 anni dalla fine della dittatura militare, gli indios, per esempio (ma non solo loro), se non oppongono una difesa "decisa" ai fazenderos e ai loro jagunços, sono semplicemente morti, perché i poliziotti e l'esercito non li difende di certo, anzi...
Vedere per credere il film di Bechis "La terra degli uomini rossi", oppure informarsi sulla campagna che sta montando Padre Angelo Pansa, missionario saveriano da 42 anni in Amazzonia, che è venuto recentemente anche a Casa America a mostrare video e a testimoniare personalmente sui crimini a cui sta assistendo.
Insomma, cari idealisti, gli ideali vanno bene fino a un certo punto e non dappertutto in forma uguale.
Roberto
3° round:
Il fine giustifica i mezzi o i mezzi giustificano il fine?
Mi pare che sulla conoscenza dei metodi di lotta nonviolenta siamo molto indietro.
Stefano Camisasso – ingegnere civile
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Ho la sensazione che spesso ci si dimentichi di quante persone che hanno deciso di reagire con la violenza sono state assassinate. Solo per fare un esempio, nella risposta violenta all'invasione russa in Ungheria morirono diverse decine di migliaia di persone mentre in analoga invasione (con analogo risultato) in Cecoslovacchia i morti furono poche decine.
Se vogliamo invece andare a vedere le situazioni in cui la nonviolenza non è stata sconfitta, nelle FIlippine, quando fu cacciato il dittatore Marcos con metodi nonviolenti non ci fu neppure un morto, mentre in analoga sollevazione in Romania in cui furono usati metodi violenti i morti furono alcune migliaia.
E comunque penso che la riflessione migliore possa venire dal fatto che Nelson Mandela, capo delle fazioni armate del African National Congress, vista la non efficacia della lotta armata ha scelto la lotta nonviolenta riuscendo a fare quello che la lotta violenta non era riuscito a fare fino ad allora. E in Palestina, dove la prima intifada che era quasi nonviolenta stava per avere successo, Sharon pensò "bene" di andare a fare la sua passeggiata sulla spianata delle moschee per provocare la reazione violenta dei palestinesi della seconda intifada che ha riportato i palestinesi in una situazione sicuramente più drammatia di prima.
Spesso si da per scontato che le reazioni violente possano solo che avere successo, invece hanno lo stessa possibilità di riuscita (anzi forse minore) di quelle nonviolente) ma sicuramente portano molto più dolore e distruzione.
Per me la nonviolenza non è solo una scelta etica quanto una scelta di efficacia. :-)
Carlo Schenone
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Concordo [“Per me la nonviolenza non è solo una scelta etica quanto una scelta di efficacia”].
Ed è per questo che ribadisco che in Nigeria e in certe aree del Brasile la nonviolenza non serve. Almeno per ora.
E quanto sto affermando è molto triste. Specie se si pensa che siamo a oltre 60 anni dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani.
Ma non è certo colpa dei poveracci che imbracciano un fucile per difendersi dalle angherie.
Roberto
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Ricordatevi comunque una cosa prima di crocifiggere i poveri e gli oppressi perché reagiscono con violenza.
La reazione di quest'ultimi è risibile in confronto alla violenza nei loro confronti dei poteri forti, che spesso peraltro rimangono impuniti.
Nell'ormai varie volte citato Brasile, vi posso assicurare che ci sono ancora politici e generali rei di aver causato la morte di centinaia di persone che sono ancora al loro posto, solidi e saldi.
In Italia, un crudele criminale come il Generale Graziani, che ha applicato per primo in Libia la concentrazione forzata (nel deserto) delle popolazioni civili e ne ha provocato la morte a centinaia di migliaia, sì, dopo la II GM è stato condannato a 19 anni di carcere, ma ne ha scontati solo 2, poi è andato a fare il segretario del MSI fino alla sua morte, prima di Almirante.
Roberto
4° round:
Scusa Roberto ma io, per ora, non ho crocefisso nessuno!!
Come ti suggerisce Carlo forse confondi passività con nonviolenza o con autodifesa.
Comunque attenzione perché la giustificazione nei confronti della violenza è pericolosa perché tra l’altro non presuppone un limite e porta sempre all’autoassoluzione.
Stefano Camisasso
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Mi guardo bene dal crocifiggere nessuno. Io dico solo che quando reagiscono imbracciando il fucile sono i primi a subire le conseguenza della violenza che li schiaccia. Proprio perché la loro violenza è risibile serve solo per dare una giustificazione ai loro aguzzini di usare la violenza nei loro confronti. Come direbbero i napoletani "cornuti e mazziati".
I generali golpisti o assassini non vanno in carcere o in processo da soli, ma di solito non basta neppure un commando per ucciderli. Serve una popolazione che si assume l'onere di fare giustizia, e quella è più facile ottenerla conuna lotta nonviolenta che affidandosi a qualcuno di armato. Guarda in Palestina. I palestinesi sono schiacciati dagli israeliani e vessati dai capi militari palestinesi.
Ma forse questa lista non era per elucubrazioni filosofiche. Le prossime risposte magari te le mando in privato.
Carlo Schenone
5° round:
Sei tu che confondi la giustificazione (parola che io non ho mai usato) della violenza con la valutazione storica della stessa, arricchita peraltro di un doveroso confronto tra le parti che raramente o mai i nostri media fanno.
Ti faccio un ulteriore esempio.
In genere nei nostri media, appunto, si parla con orrore e disprezzo dei pirati somali, dipinti come feroci e pericolosi assassini e sequestratori.
Ma io ti chiedo.
Sono peggiori quei quattro sfigati in gommone oppure le compagnie marittime che, approfittando del vuoto di potere e dell'assenza annosa di una guardia costiera in Somalia, vanno a scaricare sulle sue coste ogni sorta di rifiuto tossico, fino ad affondarci volutamente cargo carichi di scorie nucleari, per evitare di portarli nei fondali più profondi ma dove lo smaltimento sarebbe notevolmente costoso, tanto più che con l'affondamento deunciato come casuale (o provocato dai pirati!) incassano anche il corposo premio dell'assicurazione?
Come forse ti ricorderai, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin in questo sfortunato paese - dove le responsabilità italiane sono antiche, attuale e gravi - sono stati assassinati perché avevano scoperto collusioni tra intoccabili insospettabili. Perché della violenza esercitata su di loro si preferisce sorvolare e non sono ancora stati "trovati" i colpevoli?
Perché, in definitiva, ci scandalizziamo se il poveraccio è violento, ma persino arriviamo ad ammirare il potente che lo è infinitamente di più?
Un ultimo aneddoto tratto dalla mia esperienza personale poi abbandono questo dibattito - perché ho altre urgenze - lasciando ognuno con le proprie idee e le proprie riflessioni (naturalmente non vieto a nessuno il diritto di replica, solo dico che io non ci tornerò più).
In Brasile, Belo Horizonte, un'amica ha assistito a questa triste scena di barbarie (a pochi isolati da dove abitavo io): un ragazzo ha scippato una donna, poi s'è messo a correre in discesa (Belo Horizonte è più collinosa di Genova) finché qualcuno non gli ha fatto lo sgambetto. Cadendo, è stato tanto sfigato da andare ad incastrarsi sotto una macchina parcheggiata, dove è stato raggiunto da una folla inferocita, che ne ha fatto polpette, finché è arrivata la polizia che ne ha raccolto quel che restava (ma non mi stupirei affatto se poi le abbia buscate pure al posto di polizia). La mia amica, brasiliana, di ceto medio-basso, era d'accordo con la folla, pur senza aver partecipato al linciaggio, e sebbene mi sia posto in netto e polemico contrasto con lei, in realtà la posso anche capire - ma non certo giustificare! - perché quasi tutti i brasiliani hanno subito almeno un assalto durante la loro vita e ormai ragionano solo con l'istinto, di "vendetta" irrazionale.
L'aspetto della questione che non accetto assolutamente è che ti assicuro che tanta violenta indignazione popolare non si sarebbe minimamente espressa nel caso di poliziotti o altri militari che vanno ad assassinare meninos de rua o sem-terra o indios o quant'altri poveracci!!!
Quindi, e rispondo anche a Schenone che nel frattempo ha inviato il suo contributo (e con il quale sono appunto d'accordo di chiudere qui): c'è violenza e violenza. E questo è un fatto riconosciuto anche dal codice penale, oltre che da quello morale.
I poveracci che reagiscono con violenza pur contro i loro interessi, perché, come giustamente dice Schenone, forniscono persino il pretesto giusto ai (pre)potenti per usare una violenza ben più feroce, lo fanno perché cmq non hanno altra scelta, perché ne hanno subite tante che hanno superato di gran lunga la soglia dell'esasperazione.
Penso che sia nostro dovere contribuire a costruire un mondo, a partire dal nostro piccolo, in cui nessuno raggiunga mai questa soglia di esasperazione.
Per ora, non esiste.
Roberto
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