Ceviche a colazione... il mio primo libro!

9 agosto 2009

Interviene la Manuela

Anche la Manuela Cappello è voluta intervenire sul tema del precedente post e l'ha fatto molto bene!!!!
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Il Secolo XIX, domenica, 9 agosto 2009
La meritocrazia deve partire dall’alto
Manuela Cappello
I recenti interventi sulla meritocrazia a scuola mi stimolano a prender parte al dibattito, tralasciando le questioni ideologiche e demagogiche, che inevitabilmente non hanno mai portato a risultati seri. Le scelte compiute con l’accetta dai ministri delle “Finanze” vengono elevate e sdoganate come indirizzi di carattere sociopedagogico e politico, al punto da impegnare un ben nutrito campionario di politici e intellettuali a dibattimenti sul “maestro unico”, piuttosto che sul grembiulino, indifferenti al contesto in cui ci troviamo, classi incredibilmente sempre più complesse e impegnative per qualità delle strutture, varietà e criticità dell’utenza, con crescita della popolazione straniera e con particolare riferimento alla crescita dei “bisogni educativi speciali”.
È un po’ come fare l’elogio della dieta e della linea quando non si è in grado di dare il necessario a una decente sopravvivenza alimentare. E tanto vale il tema della reintroduzione della “meritocrazia” da parte di questo governo. Valore che, come la legalità, per ragioni di credibilità, vorrei vedere praticati dall’alto verso il basso e non viceversa. Al di là della clamorosa storia personale dell’attuale ministro, la maggior parte della classe dirigente, politica e professionale, non è certo lì per meriti, ma ovviamente per “qualità particolari” come il servilismo o altro.
E questo è il livello di intervento più utile per attuare una credibile e condivisa piattaforma politica con la cittadinanza fondata sul merito, il vero cambiamento riformatore, quando c’è, parte dai livelli superiori e, la sua assenza, o addirittura inversione dei criteri, provoca ritardi innanzitutto nell’utilizzazione e valorizzazione del nostro capitale umano.
Quante abilità e capacità acquisite vengono disperse o sotto utilizzate tra i nostri laureati, plurilaureati, specializzati, ricercatori …in una irraggiungibile collocazione professionale affidata a fantomatici criteri di merito? Il riferimento a un sistema di reclutamento scolastico folle che disincentiva, precarizza e taglia il personale più qualificato, motivato e generazionalmente più utile è solo il risultato più immediato per il tema di questa discussione.
È questa la prima meritocrazia che dovrebbe interessare la scuola, avere il migliore personale per fare fronte a un emergenza educativa che dilaga anche nella popolazione adulta con un analfabetismo di ritorno sempre più significativo. La società è cambiata radicalmente così pure molti presupposti di disuguaglianza delle situazioni di partenza, ma certamente non la loro iniqua esistenza, per cui mi paiono sempre validi, solo da ricontestualizzare, alcuni principi di don Milani: «Perché non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti eguali fra disuguali». E sulla pedagogia: «Ha da dirci una cosa sola, che i ragazzi son tutti diversi …non passava giorno che non s’entrasse in problemi pedagogici. Ma non con questo nome, per noi avevano sempre il nome preciso di un ragazzo».
Alla faccia dell’egualitarsimo acritico di sinistra! I punti centrali di una integrazione scolastica di qualità: inclusione e individualizzazione. Le selezioni più o meno precoci invece appartengonono alla cultura del merito ma quella del privilegio e del classismo. La scuola ha bisogno di migliori investimenti di risorse umane e di conseguenza anche economici.
Non credo che una classe dirigente, ancor più di governo, selezionata su principi di regole del tipo “per moltima non per tutti”, un’imprenditoria che plaude al più “furbo” come il più bravo, un Paese a crescenti livelli di inquinamento e commistione tra economia legale e illegale per negare ogni criterio di sana competizione concorrenziale di mercato, possano essere presi sul serio in una richiesta di meritocrazia che abbia come finalità l’espulsione dai percorsi educativi e formativi qualche ragazzo in più, certamente in peggiori situazioni di disagio; così facendo i più deboli vengono ulteriormente penalizzati con ovvie conseguenze di dispersione scolastica e derive sociali.
È del tutto evidente che la scuola proprio come ambito educativo debba funzionare con meccanismi di riconoscimento o meno dei meriti acquisiti, ma anche come contestodi formazione di un senso di appartenenza comune, dove la propria individualità si ritrova arricchita in una dimensione sociale, dove l’idea di “bene comune” possa ancora trovare spazio al posto di una selezione sociale darwiniana basata sulle nozioni acquisite.
E tanto perché accanto a fondate critiche trasversali si deve saper ben distinguere, mi piace concludere con una citazione di Tullio De Mauro, che alle questioni dell’istruzione non sta a sproposito come una Letizia Moratti o una Mariastella Gelmini qualsiasi: «Come l’acqua e la corrente elettrica, come la salute, la risorsa scuola è per tutti e di tutti. Se ci sono sprechi, impariamo a ridurli. Ma certo non andremo lontani chiudendo condotte idriche, tagliando i cavi elettrici, lasciando ammalare la gente. I danni colpirebbero tutti. Ogni soldo ben destinato a scuola e istruzione non è una spesa né per i privati né per lo Stato. È un investimento in salute, sicurezza, sviluppo di tutti e tutte».
MANUELA CAPPELLO è assessore all’Istruzione e Politiche giovanili della Provincia di Genova.

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