Che non è Rigoberta Menchú.
Molto più famosa. Anche premio Nobel.
Una
donna maya quiché che è stata aiutata a scrivere e pubblicare un
libro diventato popolare, in cui rivendica i suoi diritti di donna e
indigena.
No, io
più prosaicamente mi chiamo Roberto Marras. Stesse iniziali, ma
genere diverso, diciamo, e non scrivo questo breve
testo-testimonianza per rivendicare i miei diritti, ma quelli dei
miei simili, che poi è la stessa cosa, anche se la maggioranza non
lo capisce.
Sono un
insegnante di Lettere di Genova.
E
proprio stamattina ho scoperto che un mio alunno siciliano, tra i più
brillanti della sua classe, in realtà, per la legge, non è
siciliano, tanto meno italiano, è extracomunitario, perché figlio
di albanesi, per quanto nato in Sicilia.
A dirla
tutta, che fosse figlio di albanesi, lo sapevo, ma il suo forte
accento siciliano non mi aveva mai fatto dubitare della sua
sicilianità, cioè della sua italianità. Che, anzi, non considero
in discussione nemmeno ora che so che non ha la cittadinanza italiana
e che, quindi, tra un paio d'anni, quando compirà 18 anni, rischia
anche di essere considerato un clandestino e magari finire detenuto
in un CIE, uno dei nuovi lager, come è successo a tanti che hanno
passato la maggior parte della loro vita in Italia, hanno famiglie e
figli italiani, ma, per una ragione o per l'altra, non sono mai
riusciti a conseguire la cittadinanza italiana, che è cosa quasi
difficile quanto riuscire a vincere al superenalotto.
E se non
ci finirà lui in un CIE, magari ci finirà suo padre, sua madre, un
suo familiare...
Atto
criminale.
Sì,
perché soprattutto a noi docenti di Lettere ci chiedono di
commemorare il Giorno della Memoria, quello che è successo 70 anni
fa agli ebrei – non solo agli ebrei invero, preciso sempre, ma
anche agli oppositori politici, agli zingari, agli omosessuali, ai
disabili, ai testimoni di Geova, agli slavi in genere a un certo
punto della endlösung
–, fatto che a me personalmente sensibilizza molto, anche perché
un fratello di mia nonna paterna, per la sola colpa di aver sposato
una donna di religione ebraica, è finito a Auschwitz con lei.
Atto
criminale.
Il
nazismo, certo. Ma oggi non sta succedendo la stessa cosa?
Non sono
certo l'unico che ha notato come quelli che ora si chiamano CIE, in
virtù del cosiddetto pacchetto
sicurezza dell'ultimo
governo Berlusconi, ma che prima si chiamavano CPT, istituiti dalla
legge Turco-Napolitano durante il governo di centrosinistra di
D'Alema, altro non sono che i nuovi lager dove di nuovo sono detenute
delle persone per quello che sono e non per quello che hanno fatto.
Eh, ma
non li uccidono mica!
Qualcuno
m'ha detto.
Non si
possono mettere le due cose sullo stesso piano!
M'ha
detto un altro.
Poi però
non mi sanno spiegare perché non si dovrebbero mettere sullo stesso
piano le due cose... Forse perché noi siamo la democrazia, i buoni,
mentre quelli erano il nazismo, i cattivi?
Ma i
risultati non sono gli stessi?
Anche il
fatto che non li uccidano non è mica poi così scontato. I pochi
dati che si riescono a far filtrare dalla cortina di silenzio e
divieti che circonda i CIE dicono che tra i detenuti c'è un'alta
percentuale di “suicidi”.
Forse
che l'unica differenza è piuttosto che le vittime del nazismo erano
comunque degli europei bianchi, magari il vicino di casa (tradito),
mentre i detenuti nei CIE non sono altro che degli extracomunitari
perlopiù scuri di pelle e quindi chissenefrega?!
Vabbe',
sorvoliamo. Anzi, stendiamo un velo pietoso.
Ma non
dimentichiamo.
Il
Giorno della Memoria. Tutti i giorni.
Torniamo
piuttosto sul mio alunno siciliano che però non è italiano. Anche
se è tra i più brillanti della sua classe, in Italiano e non solo.
Anche se è nato in Sicilia. Anche se i suoi genitori, pur nati in
Albania, vivono, lavorano e pagano le tasse in Italia da oltre due
decenni. Anche se sono più italiani loro di tanti Italiani. “Che
vuoi che ti dica? Tu sei nato qui perché qui ti ha partorito una
f***”, dice Caparezza.
Mi viene
spontaneo e logico comparare la situazione di questo mio alunno
siciliano, invero per la legge italiana albanese extracomunitario,
con quella di due ragazze brasiliane, tra cui una mia ex fidanzata –
sì, perché ho vissuto e lavorato in Brasile, presso una scuola
italiana, per ben quattro anni quasi cinque – che nel non troppo
lontano 2005 ho aiutato a conseguire la cittadinanza italiana in
grazia del famoso e controverso ius
sanguinis.
Le due
ragazze in questione, Kátia
(si pronuncia Kàcia, con lo iato tra i
e a),
di Barbacena vicino a Belo Horizonte, la mia ex, e Clarissa (si
pronuncia più o meno come in italiano, ma senza enfatizzare troppo
la doppia ss),
di Porto Alegre, sono diventate cittadine italiane.
Perché
hanno entrambe due bisnonni che furono italiani, verso la fine
dell''800.
Emigrati
in Brasile, ovviamente.
Il
bisnonno di Kátia da un
paesino del Friuli. E quindi era anche un po' austriaco, invero.
Il
bisnonno di Clarissa da un paesino della Lombardia, se non ricordo
male.
E grazie
a questi bisnonni che avevano rinunciato a essere italiani, per
sfuggire la miseria dell'Italia contadina di allora, queste due
ragazze brasiliane, in tutto e per tutto brasiliane, sono diventate
anche cittadine italiane.
Kátia,
nel breve tempo che ha vissuto in Italia, non ha apprezzato quasi
nulla dell'Italia. Se non la focaccia e il pesto. Che poi sono
specialità tipiche genovesi, come è noto. Che poi, il pesto,
preferiva abbinarlo al pão
de queijo (si pronuncia,
più o meno, paun gi
cheisgiu), che in effetti
era un abbinamento notevole. Lo consiglio. Un po' come la mia collega
calabrese che, a Tunisi – eh sì, ho vissuto e lavorato anche alla
Scuola Italiana di Tunisi – adorava abbinare i datteri freschi al
mascarpone. Straordinario!
Ma gli
italiani proprio non è arrivata ad apprezzarli, li ha trovati bem
chatinhos!
Noiosetti,
diciamo.
Meno che
mai è arrivata a imparare l'italiano. In Italia frequentava solo
brasileiros
e parlava sempre portoghese, anche con me. Poi, ovviamente, siccome
tutte le donne sono orientate a dare la colpa dei loro difetti agli
uomini, diceva che era colpa mia se non imparava l'italiano, perché
con lei io parlavo solo portoghese... Per forza! Lei mi parlava in
portoghese e anche se io le rispondevo in italiano, poi mi toccava
ripetere in portoghese perché lei non capiva!
Ma
sorvoliamo. In tal caso, sorvoliamo. E basta.
Quel che
m'importa piuttosto sottolineare è che Kátia
e Clarissa sono diventate molto facilmente cittadine italiane, pur non
avendo nulla di italiano e pur non essendo nemmeno rimaste a vivere
in Italia.
Kátia è
tornata in Brasile, a mostrare fiera – e niente più – il suo
passaporto italiano ai suoi parenti “italiani” – che io ho
anche conosciuto: l'unica cosa di italiano che avevano era un
quadretto di re Umberto I con la regina Margherita e il resto della
famigliola reale, che mi hanno orgogliosamente detto che l'aveva
portato il loro antenato immigrato in Brasile. Io, impietosamente, lo
ammetto, gli ho risposto che pochi anni dopo che il loro antenato era
immigrato in Brasile, re Umberto I fu assassinato da un altro
emigrato italiano, l'anarchico pratese Gaetano Bresci dagli USA, che
voleva vendicare i poveracci che nel maggio 1898 furono massacrati a
Milano dal generale Bava Beccaris per ordine del re, per la sola
colpa di chiedere pane e giustizia.
Gaetano
Bresci in seguito fu assassinato in carcere.
Clarissa
invece ha approfittato del suo passaporto italiano per emigrare più
facilmente negli USA assieme al suo fidanzato polacco, maestro di
tennis.
Invece
il mio alunno siciliano è un albanese extracomunitario.
Complimenti.
Complimenti
sinceri al genio italiano, che ha ideato questa legge così
lungimirante, logica e razionale, degna della tradizione
umanistico-rinascimentale, degli scienziati più prestigiosi nati nel
nostro Bel Paese.
Un Pico
della Mirandola, un Leonardo, un Galilei, un Marconi, un Fermi non
avrebbero saputo pensare una legge migliore!!!
La legge
dello ius sanguinis...
che permette a tanti stranieri di dirsi italiani e fa sì che tanti
italiani siano considerati extracomunitari e magari clandestini.
Davvero
degna della miope e ipocrita tradizione nazionalista italiana!
Quella,
per intenderci, che prima si è appoggiata ai Francesi, poi li ha
traditi per passare ai Tedeschi, poi ha tradito anche questi per
passare agli Inglesi, poi ha tradito anche questi per tornare ai
Tedeschi, poi ha ritradito di nuovo questi per passare agli USA, che
tuttora detengono la sovranità sul nostro Bel Paese e anche sul suo
nazionalismo.
Appunto.
Ma
sorvoliamo. Anzi, stendiamo un velo di vergogna.
E cambiamo la legge!!!
E cambiamo la legge!!!
1 commento:
12/6/2013
Io la ringrazio profondamente per questo testo, Le faccio i miei complimenti senza analizzare nulla e con tanta modestia Le dico: a prescindere che si tratta di mio figlio (perché poteva essere chiunque), quelle poche righe rappresentano le mie idee, per le quali lotto da tempo.
Rappresentano tutta la mia vita vissuta in Italia, come dice Lei da extracomunitaria e se Le parlo da tale, rispondo, che mi sono sentita capita da qualcuno almeno.
E Lei con questo testo ha dato voce alla mia lotta e quella dei miei figli.
Grazie!
Lo straniero è chi si sente di esserlo, non chi lo è!
Le porgo i miei cordiali saluti!
La mamma del suo alunno siciliano.
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