La strage alla Charlie Hebdo, a cui si
aggiunge quella compiuta in occasione del conflitto a fuoco tra le
Forze dell'Ordine e gli attentatori “terroristi”, è già stata,
e lo sarà ancora, commentata, stigmatizzata, condannata, ecc.
Un aspetto che sicuramente merita di
essere ulteriormente approfondito è il principio per cui sarebbe
stata commessa, che, in una sola parola, può essere definito nella
bestemmia, o meglio, nella punizione della bestemmia.
Vorrei rilevare nei confronti di quanti
ora s'indignano nei confronti del mondo islamico perché la sua
cultura religiosa di riferimento sarebbe l'ispiratrice di questa
strage, come invero si tratti di un carattere che l'islam ha
senz'alro in comune con la nostra cultura occidentale di matrice
cristiana: i poteri consolidati dell'Occidente cristiano non hanno
mai avuto pietà nei confronti dei cosiddetti bestemmiatori, messi al
rogo come eretici, bollati come captivi diaboli, devoti di Satana,
condannati all'inferno, infine denunciati per vilipendio alla
religione.
Arriverei anzi a dire che l'islam ha
derivato questo carattere proprio dalla cultura cristiana, non fosse
altro perché l'islam è comunque posteriore e tanto deve invero al
cristianesimo, in particolare proprio quel senso di identità
religiosa che è anche e soprattutto politica, servita a Mohamed per
unificare tutte le tribù arabe onde in seguito conquistare l'impero
che sarebbe diventato il califfato, e nei confronti della quale ogni
dissidenza è eresia, da demonizzare e condannare con pene severe.
E nel cristianesimo cattolico, per
esempio, tuttora basta non credere al dogma della
verginità della Madonna – grossolana panzana, in effetti, per
giunta basata su un errore voluto di traduzione (παρθένος in
greco antico non vuol dire “vergine”, vuol dire “giovane donna
non sposata”, non necessariamente vergine) – per essere
considerato blasfemo.
Personalmente trovo molto più blasfemo
un papa che si considera ed è considerato rappresentante di Dio in
Terra, tanto più che mi pare un'idea un tantino superba, e la
superbia, proprio nella teologia cattolica, è il peccato capitale
più grave, com'è noto, il peccato di Lucifero, erede della ὕβϱις
della cultura greca, che provocava lo ψόγος
θεών.
Trovo in generale blasfemi e diabolici
tutti quelli che a vario titolo si mettono in bocca la parola Dio e
con essa pretendono di condizionare la vita altrui. O addirittura di
togliergliela.
Trovo blasfemo l'8 x mille e non solo quello
alla Chiesa cattolica, nonché gli USA che bombardano e massacrano in
nome della democrazia e della difesa dei diritti umani, per esempio
delle donne musulmane oppresse dai loro uomini, in Afghanistan e
altrove.
Per questo penso che la bestemmia
tradizionalmente considerata tale sia invece un diritto, il diritto
alla dissidenza nei confronti di tutte le forme di potere, specie se
oppressivo sin nel profondo delle coscienze, condizionate dai vari
dogmi imposti appunto dal potere come instrumentum regni.
Diverso però è il discorso se la
bestemmia, spacciata appunto come diritto di dissidenza, nel contesto
di un altro diritto importante che è la libertà d'espressione, è
usata per colpire una cultura “altra” e solo quella, perché
allora il diritto di dissidenza e espressione si macchia di
aggressione razzista.
Non saprei infatti se nella rivista
Charlie Hebdo sono comparse solo vignette blasfeme o considerate tali
sull'islam (come già quelle danesi di qualche anno fa) o anche sulle
istituzioni cristiane e in genere occidentali. In quest'ultimo caso
la rivista farebbe della satira indistintamente su tutti e penso che
sia un pieno diritto sempre di tutti, nel primo caso farebbe il gioco della
componente razzista-colonialista della cultura e del potere
occidentali. E non credo che sia un comportamento da approvare e
accettare, per quanto sia pacifico che non si può tanto meno
giustificare quanti uccidano per questo.
Gli stragisti della Charlie Hebdo, del
resto, hanno seguito un orientamento che non si richiama tanto allo
spauracchio di al qaida – su cui rimangono tanti dubbi –, né
risale comunque all'attentato delle Twin Towers e ai fatti recenti
del cosiddetto terrorismo islamico, ma è stato semmai dettato dalla
condanna a morte che l'allora ayatollah Khomeini, dall'Iran, nel
1988, subito dopo gli 8 anni di guerra contro l'Iraq di Saddam
Hussein appoggiato e armato dagli USA, lanciò contro Salman Rushdie
reo di aver pubblicato il romanzo Versetti satanici bollato come
blasfemo, appunto.
Una condanna che ha rappresentato del
resto l'occasione in cui il mondo islamico iniziò a rialzare la
testa nei confronti di quasi due secoli di colonialismo occidentale.
Da allora, infatti, si è cominciato a parlare di islamismo, inteso
come reazione aggressiva alle prevaricazioni altrettanto aggressive
dell'Occidente, di cui imita i modi, però, snaturando la stessa
tradizione islamica che è invece una tradizione di sostanziale
tolleranza: gli ebrei che fuggirono dalla Spagna onde evitare di
essere arsi vivi, non a caso si rifugiarono nei territori islamici.
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