Ceviche a colazione... il mio primo libro!

21 aprile 2008

Anatomia (e soprattutto psicologia... labile) del fascista

Jonathan Littell è un "giovane" (più giovane di me di un anno) scrittore di New York che detesta - giustamente, dico io - il proprio paese e ha scelto come patria di elezione la Francia, anche se non gli è stato facile ottenere la cittadinanza. Ha prima dovuto conseguire successo come scrittore, vincendo due prestigiosi riconoscimenti letterari francesi quali il Gran Prix du Roman de l'Académie Française e il Prix Goncourt con la sua prima notevole opera letteraria, Les Bienveillantes (edito in Italia con il titolo Le Benevole), nella quale il protagonista Maximilien Aue è un "normale" aguzzino SS, figura emblematica appunto di quella normalità con la quale i nazisti torturavano, sterminavano e annientavano i propri simili con sistematicità e metodo industriali, come se fosse una qualsiasi attività di fabbrica.
Ora, ieri è uscito un bell'articolo, Anatomia dell'io fascista, dedicato a lui e alla sua opera su Il Secolo XIX da Andrea Plebe, in particolare incentrato sul saggio appena pubblicato in Francia dallo scrittore franco-americano dal titolo Le sec et l'humide.
In questo saggio, sulla scorta dello studio del tedesco Klaus Theweleit Mannerphantasien, Littel mette in rilievo un fatto che dovrebbe essere quasi scontato e banale, ma che purtroppo non lo è.
Il fascista/nazista/fanatico islamico/torturatore di Abu Ghraib, figure da lui messe sullo stesso piano e unite da un unico filo nero - io vi aggiungerei in genere tutti i torturatori, primi tra tutti gli inquisitori - non è un personaggio che sorge da un'ideologia, ma semmai si mette al servizio di un'ideologia, una qualsiasi, basta che si sposi con le caratteristiche del suo ego, cioè una spiccata tendenza alla misoginia e una conseguente infatuazione per i miti virili e militareschi.
Si tratta dell'estrema e ultima conseguenza di un processo di maschilizzazione della cultura avviatosi circa 3000 anni fa e forse più e già affermatosi saldamente con l'ebraismo e soprattutto con il cristianesimo e l'islam, poi messo in discussione dall'Illuminismo e dalla successiva laicizzazione della cultura, quindi rinvigoritosi nella società borghese capitalista imperialista colonialista di fine '800 e inizio '900, quando infatti viene pubblicato il famigerato manifesto futurista da Marinetti, dove appunto si glorificano il militarismo, la guerra, l'imperialismo occidentalista, nonché il disprezzo socio-culturale per la donna.
Questo lo aggiungo io, ovviamente, ma è in piena sintonia con quanto affermato a Littel e Theweleit.
Aggiungo pure che, non a caso, gli ambienti militaristi e fascisti sono spesso e volentieri caratterizzati da un'alta incidenza di omosessualità, mai dichiarata, anzi repressa, allo stesso modo dell'omosessuale latente che si autoreprime perché non si accetta. Questo paradosso spiega l'omofobia fascista.
Ora, vorrei concludere quest'altro post (oggi sono stato particolarmente prolifico, ma credo che i tempi lo richiedano, anche se il tempo incalza), senza concluderlo veramente, perché aggiungerò altri commenti e dati, avvisando i potenziali lettori che oggi tale figura - meglio, tale figuro - è di nuovo in voga purtroppo. Lo so bene perché sono un insegnante e lo scorgo facilmente tra i miei alunni, spesso a mascherare fragilità mostruose e profonde.
Ma lo vedo anche tra molti "adulti", cresciuti decisamente male, soprattutto perché male educati negli ultimi 15, anche 20 anni, come ho rilevato in un post precedente.
Si tratta senz'altro di un altro mostro da combattere al giorno d'oggi.
E io ci sto provando.

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