Ceviche a colazione... il mio primo libro!

18 giugno 2013

Giuliano che mutò nome e fu Ibrahim

Ungaretti dedicò una famosa poesia, In memoria, a un suo amico arabo, Moammed Sceab, “suicida perché non aveva più patria”, “amò la Francia e mutò nome fu Marcel”.
Io invece avevo conosciuto Giuliano Delnevo, figlio di un’amica, che mi aveva persino chiesto un aiuto, al fine di tentare di dissuadere suo figlio a scegliere la strada dell’islam più rigido. Io non l’avevo potuta aiutare più di tanto, anzi, le avevo anche detto che, se suo figlio aveva scelto quella strada, e se non faceva male a nessuno, nemmeno a sé stesso, era una strada come un’altra. Chi può dire qual è la strada giusta nella vita?
E così Giuliano è diventato Ibrahim. E la mia amica, sua madre, non s’è mai conformata.
Una volta lei ci ha invitati a cena a casa sua, me e mia moglie, e io ho portato il vino. E la mia amica l’ha nascosto perché Giuliano Ibrahim era rigidamente contrario all’uso degli alcolici, secondo i dettami dell’Islam. Durante la cena però è stato molto gentile e amabile. Allora a un certo punto gli ho chiesto se potevamo bere un po’ del vino che avevo portato. Lui rispose: “Non c’è problema, fate come volete, io vado in camera mia”.
Giuliano aveva 23 anni. Come il mio miglior amico dell’adolescenza, morto nel lontano ‘89, il giorno di fine anno, per un’overdose di eroina.
Un 23enne che muore di droga, un altro che muore di religione. E di politica, soprattutto.
Sì, perché Giuliano era invero un ragazzo gentile e educato che aveva trovato nell’Islam delle certezze preconfezionate quanto si vuole, ma sicuramente fatte proprie con coraggio, in quanto molto anticonformiste, almeno per un giovane italiano. La maggior parte dei suoi coetanei connazionali sceglie strade più conformiste: le droghe, appunto, il “divertimento” come forma di consumo, soprattutto di sé stessi, il nichilismo, inteso come indifferenza a tutto, di cui parlano certi filosofi, o anche la politica, appunto, con tutte le accezioni che può avere questa che per i più è diventata ormai una brutta parola.
E per Giuliano quella dell’Islam è stata sicuramente una scelta politica, di rifiuto, sì, dell’”Occidente” ipocrita, ma soprattutto della società in cui era cresciuto, quella che tradisce tutti i giovani come lui. E non solo i giovani.
E Giuliano ha dato la vita per seguire con coerenza il suo sogno di giustizia, che secondo lui si chiamava Islam.
In passato, quelli come lui, se vincevano, erano chiamati eroi e partigiani, se perdevano, erano chiamati ribelli, banditi, ecc.
Oggi Giuliano è definito il primo terrorista islamico italiano morto in una guerra per l’Islam.
Io lo ricordo come il ragazzo gentile che, per quanto contrario alla mia scelta di bere del vino durante una cena a casa sua, non si oppose e semplicemente si alzò da tavola, a realizzare quel principio di tolleranza che in genere è un vanto della civiltà occidentale. Almeno a parole.
E, poi, mi chiedo: ma i “ribelli” assieme ai quali lui combatteva ed è morto contro i soldati dell’esercito di Assad, non sono i “buoni”?
Almeno secondo quanto ci raccontano i nostri media. I ribelli sono i “buoni”, appoggiati dagli USA e dall’Occidente in genere, mentre Assad è il cattivo, giusto?
E allora, perché definire Giuliano Ibrahim terrorista islamico?
Ad alimentare quella che è ormai la paranoia preferita degli occidentali capitanati dagli USA?
Perché comunque l’Islam è la civiltà avversaria, come da tradizione almeno dalle Crociate fino a Samuel Phillips Huntington e al suo Clash of Civilizations, e ogni figlio dell’Occidente che sceglie la cultura avversaria diventa automaticamente un terrorista?
Credo che la morte di Giuliano debba farci riflettere più profondamente e soprattutto onestamente, al di là di qualsiasi pregiudizio e stereotipo.
Intanto io mi stringo affranto alla madre, che m’immagino disperata e inconsolabile.
Le auguro di non essere ora crocifissa dai giornalisti o da chiunque altro.
Roberto Marras

6 commenti:

Anonimo ha detto...

CARO ROBERTO, IL TUO TESTO SU IBRAHIM MI E' PIACIUTO MOLTO. RENDE GIUSTIZIA AL RAGAZZO.
MI SONO PRESA LA LIBERTA' DI FARLO CONOSCERE AD ALTRI
UN CARO SALUTO
MG

Anonimo ha detto...

Caro Roberto, gli amici, compreso mio figlio, hanno molto apprezzato il tuo ricordo di Ibrahim. ti ringraziano. E vorrebbero vederlo pubblicato su qualche giornale o su internet, vedi tu.
Cari saluti
MG

Anonimo ha detto...

Molto probabilmente la madre di Giuliano, che non conosco, non capirà mai ne accetterà mai le scelte del figlio ma, a mio parere, dovrebbe essere fiera del proprio figlio che è arrivato a morire per il proprio ideale in un paese dove la maggior parte dei suoi coetanei non sanno neanche scrivere la parola "ideale".
Poi purtroppo nessuno distingue i buoni dai cattivi in questo caso, se sei musulmano sei cattivo a prescindere... speriamo appunto che la lascino vivere il suo dolore in privato, ma ho seri dubbi.
VM

Anonimo ha detto...

Bravo Roberto,
condivifo in pieno quanto hai scritto!
FP

Anonimo ha detto...

Caro Roberto
grazie per le tue riflessioni.
Mettono in luce le motivazioni coraggiose di un ragazzo che ha scelto qualcosa in cui credere, mentre i media lo definiscono semplicemente e superficialmente "terrorista".
Io al modo scelto da Giuliano di combattere contro l'ingiustizia, contro Assad, contro l'Occidente preferisco quello scelto da Vittorio Arrigoni in difesa dei diritti dei palestinesi.
Certo questo ragazzo non si è perso apaticamente nelle droghe, come tanti di buona famiglia. Ha scelto una religione in cui credere e per cui lottare, ma la guerra di religione ... stento a capire.
Sì l'Occidente ha tradito i giovani, da ultimo la svolta ultraliberista dagli anni ottanta ha mostrato la fragilità delle nostre democrazie. Come combattare la tracotanza e la violenza del denaro e del potere ad esso asservito? Con altra violenza? Non c'è altra via? Secondo me sono le coscienze di noi occidentali a dovere cambiare. Tanto ormai il nostro modello di sviluppo si sta ritorcendo contro di noi.
Comunque il primo pensiero nel mio caso è andato ai genitori, avranno pensato forse di non averlo saputo proteggere. Ed è la cosa peggiore che possa capitare ad un genitore.
A presto
G

Roberto ha detto...

Anche io preferisco la forma non-violenta di resistere e opporsi, anche io preferisco Arrigoni, ma, come ben sai, contro i nazisti, per esempio, la non-violenza non serviva di certo...
Le cd. guerre di religione, da sempre, sono solo guerre politiche. E le ha inventate l'Occidente, con le crociate, allorché papa Urbano II, nel lontano 1095, ha sancito ufficialmente una violazione dei principi del cristianesimo - il comandamento "non uccidere" - in modo da giustificare l'aggressione (già pregressa, del resto) al mondo musulmano che allora era il mondo ricco. Ti ricordo che nel cristianesimo orientale detta violazione non s'è mai affermata. Ci sarebbe tutto un discorso da fare, ma non è il caso di salire in cattedra. In ogni caso, i media occidentali che traducono la parola araba jihad in guerra santa, non solo mentono, ma appunto sorvolano sul fatto che la guerra santa appartiene solo ed unicamente alla tradizione del cristianesimo occidentale, non all'islam che è sempre stato tollerante nei confronti delle altre religioni.
E te lo dice uno che cmq detesta tutte le religioni, o meglio detesto tutti quelli che con la parola dio in bocca si arrogano il diritto di condizionare la vita altrui. Figuriamoci quando addirittura vogliono togliergliela! Anche in tal caso, mi permetto di ricordarti che abbiamo a Roma un tizio che dice di essere il rappresentante di dio in terra. Alla faccia della superbia che dovrebbe essere il più grave peccato capitale, quello di Lucifero!
Da tempo sono convinto e affermo che la violenza contro il potere, tanto più che è in un rapporto troppo impari ormai, è funzionale solo a giustificare la risposta molto più violenta e feroce del potere stesso. Quindi il potere la vuole: tutti quelli che cadono nella trappola di rispondere con la violenza alle prevaricazioni del potere, da Carlo Giuliani fino allo stesso Giuliano Ibrahim, fanno solo il gioco del potere. In realtà, se vogliamo colpire davvero il potere, dovremmo tutti cominciare a rinunciare al conto in banca, al cellulare e all'automobile, almeno. E dovremmo tentare di rifornirci solo di energie alternative. Appunto, come dici tu, dovremmo cambiare le nostre coscienze.