Ceviche a colazione... il mio primo libro!

3 agosto 2013

La terza metà del tutto di Francesco Marras

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Poesia.
Tanta poesia.
Di quella che i Greci chiamavano ποίησις, pòiesis, che un mio professore di Greco all'università ha detto che deriva dal verbo più generico di tutti, il verbo ποιεῖν, poièin, cioè “fare”. Ma anche “creare”. Perché la poesia è praticamente indefinibile. È semplicemente espressione, creatività. E anche molto di più.
E storia.
Di quella che un altro greco, Erodoto, aveva appunto chiamato ἱστορίη, in ionico, che più propriamente vuol dire “indagine”. Indagine su sé stessi. Prima di tutto. Che è lo stesso e anche molto di più che un'indagine sul mondo. È anche ricerca della verità, a evocare Gurdjieff e gli uomini straordinari che incontrò durante la sua formazione. È anche conoscere sé stessi, come imponeva Socrate. Interpretando il precetto delfico Γνῶθι σαυτόν, che amava ripetere anche Osho. Temet Nosce, in latino. È anche processo di individuazione, il vero scopo della vita, secondo Jung.
Questo è, a mio parere, La terza metà del tutto di Francesco Marras. Mio cugino. Parentela che mi ha fatto sentire molto mia la sua trama, laddove non è necessario essere parenti per viverla, emozionarsi con essa e per essa, immedesimarvisi, a prescindere dall'appartenere a un'altra generazione – io ho vissuto la mia adolescenza e i miei primi vent'anni negli anni '80, non nei '70 – e persino a un'altra cultura, perché il primo carattere dei capolavori è l'universalità, anche dove pare esservi appena particolarità.
Costruito come un bildungsroman, è molto di più. È introspezione, evocazione, speranza, prospettiva, malinconia e gioia. È Utopia, con la U maiuscola, come quella descritta da Fernando Birri citato da Eduardo Galeano.

Fa bene al cuore, all'anima e all'intelletto leggere un libro del genere.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Che dire. Spesso le parole riescono a evocare solo in parte ciò che l'animo percepisce e trasfigura. Io,per di più ,non essendo un poeta, ma solo un umilie artigiano della parola scritta, non riesco a far altro che commuovermi a leggere ciò che Roberto scrive in relazione al mio libro.
Stima è ciò che percepisco, ammirazione e bene, tutto quel bene che negli anni siamo riusciti solo in parte a far arrivare a destinazione. Con la terza metà del tutto, spero di aver colmato anche quel vuoto affettivo che in parte mi sono lasciato alle spalle e di cui mi sono sempre sentito responsabile. Ancora un grazie a Roberto, con tutto il mio bene. Francesco Marras

Unknown ha detto...

Che dire, a volte le parole non possono esprimere ciò che l'animo percepisce e trasfigura in emozioni. Per di più non essendo io un poeta, ma solo un umile artigiano della parola scritta, non posso che commuovermi dopo aver letto ciò che Roberto scrive in relazione al mio libro.
Stima è ciò che traspare, stima, ammirazione e bene profondo, che ci unisce al di là di tutte le parole che non ci siamo detti in questi anni. La terza metà del tutto, vuole essere anche un risarcimento a quel vuoto emotivo che negli anni mi sono lasciato alle spalle. Spero di essere in parte riuscito nel mio intento.
Grazie Roberto .
Francesco

Roberto ha detto...

"Mi sono nutrito da sempre di letteratura, e da sempre nei miei romanzi ho amato i trucchi letterari, gli stratagemmi che forzano la realtà e la piegano al volere dell'autore"...
es.: Ottmar Liebert, poco prima :-)